Trenord: macchinisti furbetti indagati. “Se il treno ritarda ci pagano di più”

Macchinisti indagati per procurati ritardi ai propri treni. Una clausola del loro contratto li premia per il ritardo accumulato in quanto lavoro in più del dipendente. 20 minuti di ritardo valgono 20 euro. Aperta un'inchiesta in merito e proposto una modifica del contratto

Trenord: macchinisti furbetti indagati. “Se il treno ritarda ci pagano di più”

Alcuni macchinisti di Trenord indagati per aver fatto viaggiare i treni volontariamente in ritardo.

Una vera e propria bufera quella che si sta abbattendo in queste ore su Trenord per via di alcuni macchinisti che avrebbero fatto i furbetti per gonfiare la propria busta paga, andando a raggirare il contratto nazionale di lavoro del 2012 in cui l’articolo 54 “premia” i lavoratori che lavorano di più con più soldi.

Una vicenda che va a toccare un aspetto molto importante della vita di tutti i giorni di milioni di italiani, che si spostano in treno e che giornalmente devono fare i conto con ritardi e conseguenti disagi.

A far scattare il caso tre macchinisti, che avrebbero ammesso le loro stesse colpe e spiegato la motivazione che li ha indotti a provocare volontariamente dei ritardi. “Su questa linea, ogni volta che un treno accumula 20 minuti di ritardo ci fa guadagnare 13 euro. La puntualità non redditizia per il nostro stipendio” avrebbero dichiarato i macchinisti.

Insomma, un vero e proprio controsenso se si pensa che, al contrario, dovrebbe proprio essere la puntualità l’aspetto da premiare e non certo i ritardi. A confermare questo articolo abbastanza discutibile del contratto di lavoro lo stesso ad di Trenord, che ha mostrato la volontà di apportare delle modifiche per cancellare l’articolo incriminato, che incoraggerebbe in questo modo i macchinisti a provocare ritardi e disagi ai passeggeri.

Di contro, però, Rocco Ungaro, della Filt Cgil Lombardia, difende tutta la categoria, invitando a non fare di tutta un’erba un fascio in ogni modo, ma comunque dichiarando di non essere a conoscenza di situazioni di questo tipo. “Non ci risulta che ci siano macchinisti che facciano la cresta allungando i tempi di viaggio. Non si deve gettare la croce addosso ai lavoratori per i disagi e i disservizi”.

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