Roberto Maroni: annullare la marcia per l’accoglienza a Milano

Roberto Maroni, dopo l'aggressione avvenuta ieri sera da parte di Ismail Tommaso BenYousef Hosni alla Stazione Centrale di Milano, ha chiesto che la marcia per l'accoglienza, prevista per domani, sia annullata.

Roberto Maroni: annullare la marcia per l’accoglienza a Milano

Roberto Maroni, presidente della regione Lombardia, esprime la sua risoluta contrarietà alla marcia per l’accoglienza prevista per domani a Milano, dopo l’aggressione alle forze dell’ordine avvenuta alla Stazione Centrale, ieri sera.

Ho espresso, e la rinnovo, la mia solidarietà e vicinanza agli agenti che sono stati feriti e (ritengo) che sia opportuno, lo ripeto, annullare la marcia pro-immigrazione prevista per domani a Milano, in segno di rispetto per le forze dell’ordine e per chi garantisce la nostra sicurezza ed è esposto, purtroppo, come si vede, a rischi per la propria vita e per la propria incolumità”.

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, non intende annullare l’evento, dicendo che il criminale che ha accoltellato gli uomini delle forze dell’ordine è figlio di madre italiana e di padre nordafricano, italiano a tutti gli effetti: la strumentalizzazione di Maroni fa comprendere che utilizza ogni pretesto per rilanciare pensieri erronei.

L’assessore al Sociale del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, ha sentenziato che sta avvenendo un’abbietta strumentalizzazione da parte della destra, facendo divenire complici dei delinquenti chi parteciperà alla marcia. Il sottosegretario agli Esteri e senatore, Benedetto Della Vedova, sentenzia che Maroni tende a speculare come sempre, non è possibile chiedere l’annullamento della manifestazione.

Sull’aggressione della Stazione Centrale di Milano è intervenuto anche il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: “Quei fenomeni del Pd cosa fanno? Organizzano per sabato la ‘Marcia per i migranti’. Ignoranti e complici, razzisti con gli italiani”.

Maroni si riferisce alla tragedia sfiorata ieri sera: Hosni, un ventenne italo-tunisino, rientrato dalla Tunisia nel 2015, conosciuto dalle forze dell’ordine per spaccio di droga, si è ribellato durante un normale controllo, facendo precipitare la situazione: è stato arrestato per tentato omicidio.

Si aggirava nella stazione con fare minaccioso, felpa nera, cappuccio calato a celare mezzo volto. “Attaccava briga con chi passava”, hanno raccontato i poliziotti che hanno incominciato a seguirlo, in pattuglia mista, un soldato semplice e un caporalmaggiore dell’Esercito, e un agente della Polfer di 20 anni.

Si trovavano nel corridoio che conduce al bar Segafredo, quando i soldati e il poliziotto si sono avvicinati chiedendo semplicemente i documenti: Ismail Tommaso BenYousef Hosni ha estratto un coltello e, non proferendo alcuna parola, ha colpito un soldato a pochi centimetri dalla giugulare, ferendo anche l’agente della Polfer al braccio: la lama si è fermata contro l’omero.

Il secondo militare è stato ferito solo di striscio. Hosni aveva in tasca un altro coltello da cucina: sono riusciti ad immobilizzarlo, buttandolo sul pavimento per consegnarlo a un’altra pattuglia della Polfer arrivata in supporto. La telecamera di sorveglianza ha ripreso tutta la scena.

Il ragazzo non aveva documenti, ma gli agenti erano ben consapevoli di chi fosse il soggetto: uno spacciatore che orbitava nei dintorni della stazione, arrestato numerose volte, e rilasciato.

Nella Stazione Centrale di Milano si aggirano profughi, spacciatori, senzatetto e disperati, ma il ragazzo in questione, anche se non noto all’Antiterrorismo, era sotto attenzione perché aveva, probabilmente, iniziato un percorso di radicalizzazione.”Si era fatto crescere la barba. Aveva un atteggiamento strano”, hanno riportato i poliziotti.

In stazione, dopo l’aggressione è arrivato il questore Marcello Cardona e il capo dell’Ufficio prevenzione, generale Maria José Falcicchia: le indagini sono passate direttamente alla Digos e agli esperti antiterrorismo. Il pool antiterrorismo della Procura, guidato da Alberto Nobili, spiega che stanno valutando la posizione del ragazzo. Il caporalmaggiore è stato dimesso verso mezzanotte, l’agente e il soldato sono ancora ricoverati, sotto osservazione.

Ismail Tommaso Ben Yousef Hosni, al momento del fermo, ha finto un malore: il medico che lo ha visitato ha escluso ferite o patologie. Già arrestato per spaccio di droga, denunciato per interruzione di pubblico servizio e uso di segni distintivi falsi, gli agenti che lo vedevano ogni giorno sostare nei mezzanini dello scalo ferroviario, avevano notato il suo cambiamento verso un percorso di radicalizzazione.

Il tutto è accaduto a poche ore dalla firma in prefettura del protocollo per l’accoglienza dei migranti, con il ministro Marco Minniti e i sindaci dell’area metropolitana di Milano. Il questore, Marcello Cardona, dice che non siamo in presenza di uno squilibrato, e che stanno accertandosi se l’ipotesi di radicalizzazione islamica sia fondata. 

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