Ricreato lo "Shedeh", il vino di Tutankhamon

Presso il Salone Internazionale dell'Archeologia, al Palazzo dei Congressi a Firenze, domani mattina avrà luogo la prima degustazione di un vino unico: lo Shedeh, prodotto nell'antico Egitto.

Ricreato lo "Shedeh", il vino di Tutankhamon

Nel celeberrimo papiro “Harris 500″, conservato al British Museum, si legge una maestosa dichiarazione d’amore, “Ascoltare la tua voce è per me vino shedeh”: lo shedeh, nell’Egitto antico, era un vino talmente pregiato da esser considerato capace di resuscitare i morti.

Un’anfora di questo prezioso vitigno è stata ritrovata nella tomba di Tutankhamon. Una squadra di egittologi e produttori vinicoli ha intrapreso una sfida avvincente: riportare in vita quell’amabile vino, utilizzando i semi ritrovati e le tecniche del tempo. Si otteneva dopo un lungo processo di raffinata elaborazione: le pitture murali hanno concesso la comprensione delle varie fasi attraverso cui si produceva, l’irrigazione, la raccolta, il trasporto nelle giare, la pigiatura, il filtraggio del mosto, l’aggiunta di spezie e miele.

L’azienda trevigiana di Antonio Rigoni ha prodotto lo “Shedeh”, la cui degustazione avverrà per la prima volta domani mattina a “TourismA”, il Salone Internazionale dell’Archeologia, allestito dalla rivista Archeologia Viva, in programma fino a domenica a Firenze, al Palazzo dei Congressi.

Il protagonista indiscusso della manifestazione sarà l’Egitto, con Tutankhamon: la ricostruzione tridimensionale, in scala 1:1, della camera mortuaria di Tutankhamon, realizzata dall’artigiano Gianni Moro all’interno del progetto scientifico ideato e diretto dall’egittologa e storica dell’arte Donatella Avanzo, che ha riprodotto insieme a Fabio Zago, dell’azienda Rigoni, lo Shedeh.

La Avanzo spiega che l’idea è sovraggiunta nel 2005, durante la presentazione – al salone del vino di Torino – della ricostruzione di un torchio per la vinificazione, utilizzato in epoca ramesside, effettuata utilizzando i disegni scovati nelle tombe, e basandosi sulle ricerche di Patrick McGovern.

I ritrovamenti nella tomba di Tutankhamon, sono stati fondamentali per lo studio dei vitigni egizi: sono state rinvenute ventitrè anfore vinarie. Tre di particolare interesse, collocate rispetto al sarcofago a est, ovest, sud; la prima conteneva vino bianco a bassa gradazione, rispecchiando il fragile sole del mattino; la seconda racchiudeva vino rosso, più poderoso, come il sole cocente del pomeriggio; nella terza vi era il vino shedeh, il più alcolico, sinuoso e gradevole, capace di consegnare al defunto l’energia occorrente per rinascere alla conclusione del viaggio notturno.

La suddetta anfora riportava come dicitura “irep nefer nefer nefer”, cioè “vino buono buono buono”, ad indicare il livello eccelso, oltre all’annata di produzione, e al nome del capo cantina.

Il progetto futuro di Donatella Avanzo prevede la ricostruzione della “Tomba delle vigne” di Luxor, la tomba di Sennefer, un dignitario di rango che fece ricostruire – nella camera mortuaria – i propri lussureggianti vigneti, con grappoli di pietra pendenti dal soffitto in un eccellente effetto tridimensionale.

“TourismA” principierà stasera alle 20.45, con una cerimonia nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a cui parteciperanno, fra gli altri, il sindaco Dario Nardella, lo storico Franco Cardini, il soprintendente Andrea Pessina, e il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, Giuliano Volpe

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