Rapporto Amnesty International: diritti umani inesistenti

E' arrivato il rapporto per il 2014 di Amnesty International: le continue violazioni civili stanno conducendo il mondo alla catastrofe. E intanto, per la prima volta da 30 anni, l'Orologio dell'Apocalisse torna a 3 minuti dalla Mezzanotte

Rapporto Amnesty International: diritti umani inesistenti

E’ drammatico e nefasto il verdetto consegnato da Amnesty International, la più grande organizzazione non governativa per la tutela dei diritti umani, al cosiddetto mondo civilizzato, costantemente smanioso d’ergersi a giudice, giuria e carnefice rispetto a ciò che accade attorno all’intero pianeta. O meglio, in quelle aree dello stesso che possono in qualche modo generare un profitto. Ma che succede quando il giudice e la supposta parte lesa, consistono nella stessa persona? E’ questo l’interrogativo che emerge dal rapporto 2014-2015 dell’organizzazione fondata da Peter Benson nel 1961, quotidianamente impegnata a denunciare ciò che gli occhi del mondo si rifiutano spesso di guardare.

All’interno della documentazione, si può infatti leggere che: “Il Consiglio di Sicurezza non ha agito di fronte alle varie crisi in Siria, Iraq, Gaza, Israele ed Ucraina, neanche quando sono stati commessi crimini orrendi contro la popolazione civile da parte degli Stati o dei gruppi armati, per proprio tornaconto o interessi politici”. Una sentenza lapidaria, degno epitaffio dell’abusata ed oramai insignificante definizione di “missione umanitaria”. Secondo Amnesty International quindi, l’ONU ha fornito una risposta, peraltro inefficace, alle crisi nel mondo solo qualora i suoi Stati componenti abbiano potuto trarne profitto, fregandosene inoltre altamente della popolazione civile locale (se non per il contentino di rito da fornire ai mass media e da far annotare sui rapporti dell’Assemblea delle Nazioni Unite).

Le stime parlano infatti di 4 milioni di rifugiati solo in Siria, dei quali il 95% è fuggito (e si trova tuttora) nei Paesi confinanti, nel tentativo di sfuggire ai sadici massacri sistematicamente programmati dai fondamentalisti islamici dell’Isis. Non molto tempo fa, una corrispondente siriana per il The Guardian, collaboratrice anche della BBC, aveva cercato di dar voce ai civili torturati e massacrati in quell’inferno; una denuncia rimasta inascoltata. Agli occhi del mondo, un giornalista decapitato sembra valere molto più di centinaia di civili “banalmente” uccisi a colpi d’arma da fuoco per le strade, e nelle loro case. Una febbrile morbosità che genera un perverso interesse nei confronti dell’orrido, e che s’innesca soltanto qualora ci sia carica una forte carica empatica fra la vittima, e lo spettatore. “Quel giornalista era europeo, poteva essere chiunque. Potevo essere io”. E allora è così facile che affiorino rabbia, paura, orrore.
Ma con i siriani e gli iracheni no, con loro non riusciamo proprio ad identificarci.

Nel rapporto di Amnesty International non si parla comunque solo di Medio Oriente. Antonio Marchesi, Presidente di Amnesty Italia, nel presentare il rapporto ha infatti dichiarato: “Il 2014 è araro un anno catastrofico per milioni di persone intrappolate nella violenza. La risposta globale ai conflitti e alle violazioni commesse dagli Stati e dai gruppi armati è stata vergognosa e inefficace. Di fronte all’aumento degli attacchi barbarici e della repressione, la comunità internazionale è rimasta assente”. Seguono i numeri, impietosi, che avallano tragicamente le conclusioni scritte: guardando ai Paesi presi in esame dal rapporto, in 131 di essi (l’82% del campione totale, praticamente i quattro quinti) sono stati commessi maltrattamenti e torture, 119 hanno arbitrariamente limitato la libertà d’espressione, in 35 di questi dei gruppi armati hanno commesso abusi sui civili ed addirittura in 18 di essi, nell’arco del 2014, sono stati commessi crimini di guerra riconosciuti come tali.

Uno scenario desolante per l’Occidente, ed anche l’Italia non viene ovviamente risparmiata. Quasi inesistenti i diritti dei migranti e dei rifugiati, così come sono state criticate aspramente le misure adottate per la gestione dei flussi migratori, completamente inefficaci. Vengono denunciati anche la discriminazione nei confronti dei rom, la situazione delle carceri, sovraffollate e mal gestite, la chiusura di Mare Nostrum ed il fallimento dell’operazione Triton (da condividere con l’Europa intera) e la preoccupante costante del mancato accertamento per le morti in custodia. Dulcis in fundo, la mancanza del reato di tortura, che qui da noi, nonostante le numerose sollecitazioni per la sua introduzione nel codice penale, ancora non esiste.

La proiezione per la possibile situazione del prossimo biennio promossa da Amnesty International, stando a questi presupposti, è tetra: si teme un significativo aumento degli abusi sulle popolazioni civili, specialmente nelle aree conquistate dallo Stato Islamico e dal gruppo di fanatici religiosi dei Boko Haram, con il conseguente aggravarsi della crisi dei rifugiati; a ciò seguirà la “crescente minaccia ai diritti ed alla libertà d’espressione portata da drastiche leggi antiterrorismo, e sorveglianza di massa ingiustificata”.

Le soluzioni proposte da Amnesty International sono chiare, e tra le più importanti citiamo: che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite rinunci al potere di veto nei casi di genocidio ed atrocità di massa; che il trattato sul commercio delle armi, entrato in vigore lo scorso anno, sia ratificato da stati che ancora mancano all’appello, quali Stati Uniti, Canada, India, Israele e Russia, i quali hanno inviato enormi quantità di armamenti a nazioni come Israele, Sudan, Iraq e Siria, rifornendo indirettamente, di fatto, le milizie dello Stato Islamico.

Secondo il rapporto, non esistono alternative alla presa di coscienza globale di quanto il mondo sia sull’orlo del baratro, se non l’estinzione. Catastrofismo, qualcuno potrà pensare. Ma intanto, gli scienziati del Bullettin of the Atomic Scientist, per il 2015, hanno spostato le lancette del famigerato Doomsday Clock, l’Orologio dell’Apocalisse, alle 23:57. L’ultima volta era successo nel 1984, in piena Guerra Fredda: la Russia boicottava le Olimpiadi di Los Angeles, Reagan chiedeva il riarmo nucleare e definiva la guerra con i sovietici come inevitabile. Il fiato del mondo è rimasto in sospeso per i tre anni di terrore a venire.

Ora, denuncia Amnesty International, per la prima volta dopo trent’anni, i governi mondiali hanno nuovamente solo tre minuti per salvare l’umanità.

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