Pensionato spende 45.000 € accreditati per errore dalla propria banca

Un pensionato, residente ad Imperia, si è visto bonificare 45.000 € dalla propria banca. Dopo essere stato rassicurato in merito alla correttezza dell’operazione, spende la somma col risultato che, dopo 20 giorni, la banca scopre l’errore e ne richiede la restituzione.

Pensionato spende 45.000 € accreditati per errore dalla propria banca

Probabilmente in molti avranno pensato a quanto sarebbe piacevole poter ricevere sul proprio conto un’ingente ed inaspettata somma di denaro. Ma quello che per molti rimarrà per sempre un sogno, per un 70enne residente ad Imperia è diventato invece realtà. Una gran bella fortuna, durata però fin troppo poco. Quello che il pensionato inizialmente pensava fosse un sogno, ben presto ha assunto i connotati di un vero e proprio incubo.

La vicenda ha inizio ad agosto dello scorso anno, quando il pensionato scopriva con piacere l’accredito sul suo conto corrente di ben 44.964,03 euro. Per una pura casualità, sempre nello stesso periodo, l’anziano era in attesa di un bonifico dall’estero a titolo di risarcimento per un incidente occorso ad un parente.

Per fugare ogni dubbio, il fortunato beneficiario di tale somma si affrettava ad appurare la correttezza dell’accredito, domandando delucidazioni sia al cassiere che a un funzionario del suo istituto bancario. Una volta ricevute tutte le rassicurazioni del caso, decideva di impegnare la somma per chiudere prestiti e finanziamenti. Tenuto conto dell’ammontare della somma, l’occasione era propizia anche per togliersi qualche sfizio. Tale versione è stata ribadita anche dal legale del pensionato ligure, l’avvocato Mario Leone, che ha avuto modo di rimarcare come il cliente avesse avuto garanzia che l’Iban utilizzato per l’accredito fosse proprio il suo.

Purtroppo, dopo una ventina di giorni, accorgendosi dell’errore, la banca convocava il pensionato in filiale. L’anziano scopriva così che quella somma di denaro era destinata ad un altro correntista ligure che sfortunatamente disponeva di un Iban del tutto simile al suo. A quel punto, altro non poteva fare che offrirsi di restituire la somma a due o trecento euro al mese. Quello che poteva apparire come un accordo ragionevole, rappresentava allo stesso tempo anche un sacrificio non da poco per chi percepisce una pensione minima pari a 780 euro al mese.

Ma per la banca non era ancora sufficiente visto che, dopo poco tempo, quest’ultima decideva di passare all’offensiva. Faceva quindi saltare l’accordo, inseriva il nominativo del correntista nella “centrale rischi”, e si tratteneva 8.600 euro di arretrati sulla sua pensione.

Al pensionato altro non rimaneva che adire le vie legali, probabilmente l’unica soluzione per dirimere un incubo giudiziario che si trascina da oltre un anno. Ha così avuto inizio una battaglia giudiziaria che si prospetta lunga e per nulla semplice. 

Continua a leggere su Fidelity News