Panificio costretto a chiudere per le minacce degli abusivi. Ma la polizia per ora non fa nulla

Un panificio è stato costretto a chiudere a causa dell'operato mafioso degli abitanti della palazzina, che "rubavano" l'elettricità ai titolari sotto minaccia di morte. Ma la Procura non avrebbe aperto alcun fascicolo.

Panificio costretto a chiudere per le minacce degli abusivi. Ma la polizia per ora non fa nulla

Un panificio di Palermo è stato costretto a chiudere a causa delle continue pressioni esercitate dai residenti dell’intera palazzina: gli occupanti dell’edificio rubavano abusivamente l’elettricità ai titolari, allacciandosi al loro contatore. Ma alla richiesta di interrompere l’illecito, sono cominciate le minacce di morte.

A denunciare l’incredibile vicenda è stata Miriam La Barbera, la titolare dell’attività commerciale aperta insieme al marito Lorenzo, la quale ha spiegato l’assurdo svolgersi dei fatti alla testata Palermotoday. Miriam ed il suo consorte inaugurarono il panificio nel giugno 2015 in corso Tukory, alla “Filiciuzza“. Ma furono costretti a chiudere già ad ottobre dello stesso anno.

Eppure “Il forno La Barbera“, così era stato chiamato, andava a gonfie vele e gli affari erano subito decollati, ma c’era un problema: il contatore della luce continuava a schizzare alle stelle, e le bollette erano state sin da subito esorbitanti. “Appena arrivate le prime bollette da 500 e 1.000 euro ci siamo insospettiti” ha spiegato Miriam; anche perché il panificio utilizzava un forno a legna, e disponeva di pochissimi elettrodomestici.

Dopo una rapida richiesta di spiegazioni all’Enel, è emerso che il contatore continuasse a girare a ritmi vertiginosi sebbene le utenze figurassero staccate. Perché Miriam e suo marito, per tentare di limitare le spese, avevano evitato di utilizzare persino elettrodomestici semplici come la macchinetta per il caffè.

Decisi a vederci chiaro, i due panettieri erano infine riusciti a risalire alla verità: tutto il condominio si era allacciato al loro contatore. “Un’intera palazzina gravava su di noi per i consumi elettrici” ha infatti raccontato Miriam a Palermotoday, la quale inizialmente si era anche detta disponibile a “lasciar fare” sotto il pagamento di un modesto rimborso spese.

La tolleranza dimostrata è stata presa però come un segno di debolezza, con ogni probabilità, dagli abusivi. Tant’è che alla minaccia di chiamare i carabinieri, sono iniziati gli avvertimenti e persino vere e proprie spedizioni punitive: croci fatte con i filoni di pane, minacce di morte esplicite (“Avete già le casse da morto pronte se arrivano gli sbirri o l’Enel“), fino all’episodio che ha fatto dire ai due coniugi “basta”:

Due signore sono entrate nel panificio inveendo contro di me, che avevo in braccio mia figlia di nove mesi. “Un mi scantu i’tia, ti friddulìu” (ti taglio tutta, la traduzione offerta da Palermotoday). E poi giù con il lancio di biscotti e bottiglie. Nel frattempo a dar manforte era arrivato anche il fidanzato di una ragazza, che non ha gradito la chiamata al 112″.

Da lì l’arrivo dei carabinieri, ed il suggerimento da parte dei militari di “allontanarci, perché lì non sarebbe stato sicuro“. A seguito di quell’episodio, Miriam La Barbera e suo marito hanno preso la decisione definitiva di chiudere il panificio: era troppo pericoloso rimanere in quella prigione all’interno della quale le violenze fisiche, i furti e le minacce di morte da parte di un’intera comunità erano diventate all’ordine del giorno; tantopiù con la responsabilità di una bambina di soli pochi mesi a carico.

Stando a quanto spiegato dalla testata siciliana però, sembra che nonostante la denuncia presentata dai due piccoli imprenditori ai carabinieri della stazione Scalo e la chiusura del “forno”, la Procura non abbia ancora aperto alcun fascicolo. Se così fosse, la possibilità che la denuncia sia caduta nel vuoto e che i criminali l’abbiano farla franca potrebbe purtroppo essere una triste realtà.

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