Palermo, laureati e studenti universitari tra i candidati "sciuscià"

Tra i settanta candidati che si sono ritrovati ieri mattina nella sede di Confartigianato, a Palermo, per quindici posti di lustrascarpe, ci sono stati anche diversi laureati, studenti universitari, e diplomati

Palermo, laureati e studenti universitari tra i candidati "sciuscià"

Settanta persone si sono ritrovate ieri mattina a Palermo, presso la sede di Confartigianato, per una singolare selezione di lavoro: quindici posti di lustrascarpe.

Il lustrascarpe, altresì noto con il nome di sciuscià, era un mestiere molto conosciuto ed in voga molti decenni fa, quando – complici le poche risorse economiche a disposizione – si usava mantenere bene le proprie scarpe, anche perché erano in tanti a possederne un solo paio.

Chissà se per la crescente ed inarrestabile crisi economica, o per una non meglio precisata nostalgia del passato, la Confartigianato ha ritenuto necessario dare nuova vita e immagine ad un mestiere ormai, quasi del tutto, scomparso. La decisione di bandire una selezione per quindici posti di lustrascarpe, da dislocare in punti centrali e nevralgici della città di Palermo, ha fatto il tam tam tra i tanti che – nel capoluogo siciliano – sono in cerca di un lavoro, spesso – fin troppo spesso – un qualsiasi lavoro, che possa ridare loro una dignità.

Quello del lustrascarpe, da sempre, è stato regno incontrastato di chi, per scelta o per necessità, non aveva studiato: sarà una spiacevole sorpresa sapere che, alla selezione di Palermo, si sono presentate ben settanta persone, che di titoli di studi ne avevano tanti.

Tra loro (da segnalare anche la presenza di molte donne) c’erano, infatti, diversi laureati, studenti universitari, così come tanti diplomati. Dati, dunque, che lasciano molto sconcertati: immagini tristi che rappresentano pienamente la grave crisi economica, e la forte disoccupazione che ha colpito la città, elementi per i quali non si fa abbastanza.

La dignità di un lavoro, la disperazione di chi non ha niente da mangiare, e deve sbarcare il lunario pur di sfamare la famiglia. Una situazione che ha fatto scatenare anche i social network, presso i quali la parola più frequente che si può leggere è proprio “vergogna”, rivolta a chi non si prodiga per contrastare in modo efficacia la disoccupazione.

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