Napoli, coppia italiani radicalizzata vendeva armi da guerra a Isis

Sono quattro le persone arrestate a Napoli con l'accusa di procurare armi da guerra a Libia ed Iran; tra loro anche una coppia di italiani radicalizzati, fotografati anche con il leader iraniano.

Napoli, coppia italiani radicalizzata vendeva armi da guerra a Isis

Sono quattro gli italiani arrestati in seguito ad un’inchiesta, grazie alla quale si è scoperto un traffico illegale di armi che puntualmente vendevano alla Libia e all’Iran, ma anche all’Isis; armi di ogni genere: elicotteri militari, missili terra aria, fucili d’assalto così come le eliambulanze, sapientemente trasformate in macchine da guerra.

La richiesta di arresto è stata decisa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ed eseguita dagli uomini della Guardia Di Finanza. Tra i quattro fermati c’è anche una coppia di coniugi – entrambi italiani – convertiti all’Islam: Mario Di Leva, che dopo la radicalizzazione aveva cambiato il suo nome con quello arabo di Jafar, e la moglie Annamaria Fontana, residenti nella cittadina di San Giorgio a Cremano in provincia di Napoli.

Entrambi i coniugi avevano contatti diretti con alti funzionari dello Stato iraniano; erano talmente accreditati in quei territori che erano perfino stati fotografati con l’ex premier iraniano, Ahmadhinejad. Grazie alle intercettazioni è stato possibile ricostruire la fitta trama di collegamenti e compravendita di armi; relazioni spesso molto pericolose, tanto da aver messo in contatto i due coniugi perfino con i rapitori dei quattro italiani sequestrati in Libia nel 2015, due dei quali purtroppo persero la vita, non facendo più ritorno dalle loro familglie.

Finito in manette anche l’amministratore della società “Elicotteri” di Roma, già conosciuto alle forze dell’ordine poichè coinvolto in un’altra inchiesta riguardante sempre il traffico illegale di armi. Le indagini condotte dagli uomini della Guardia di Finanza sono durate sei anni, partite dalla Procura del capoluogo campano, quando un affiliato del clan camorristico dei Casalesi era stato contattato da un rappresentante dell’organizzazione malavitosa del veneto, ovvero la cd. Mala del Brenta.

La richiesta fatta dalla Mala del Brenta riguardava sempre il traffico d’armi, ma da quelle intercettazioni invece si scoprì un commercio illegale molto più ampio, tanto da raggiungere Paesi collegati direttamente al gruppo terroristico dell’Isis.

 

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