Napoli, arrestati mandanti e killer di Genny Cesarano

Sono stati identificati e arrestati i presunti mandanti e i killer del giovane 17enne napoletano, Genny Cesarano, morto nel 2015. La vittima è risultata essere estranea alla camorra.

Napoli, arrestati mandanti e killer di Genny Cesarano

Genny Cesarano, il ragazzo morto per mano della camorra nel 2015, ad appena 17 anni, non aveva niente a che fare con la camorra napoletana. Una cosa che aveva sempre sostenuto il padre della vittima, Antonio Cesarano, e che ora è stato accertato anche dai giudici partenopei.

Il giovane diciassettenne è stato vittima di un agguato camorristico, per il quale sono stati spiccati dei mandati di cattura per quattro persone, arrestate la scorsa notte dagli uomini delle forze dell’ordine locali. Non c’è più alcun sospetto dunque sul giovane napoletano, che – come racconta il padre – era una persona solare, piena di gioia, e che amava la vita.

Le indagini sul caso sono durate ben sedici mesi, durante i quali gli uomini della Squadra Mobile partenopea hanno lavorato alacremente per capire chi e perché avesse determinato la morte di questo povero ragazzo. I risultati delle indagini hanno quindi portato ad una clamorosa verità: Genny Cesarano è stato vittima di una sparatoria

Una svolta determinante, alle indagini, l’ha data sicuramente la ricostruzione dei fatti del boss di camorra Carlo Lo Russo, rappresentante della famiglia dei Capitoni di Miano, e oggi diventato collaboratore di giustizia. Rivelazioni che hanno dunque permesso di capire cosa accadde quella sera tra i vicoli del rione Sanità di Napoli.

Uno scontro tra bande rivali, e una sequenza di colpi sparati all’impazzata, hanno determinato quindi la fine della vita del giovane, per il quale – dice il padre – oggi giustizia è stata fatta, augurandosi anche che queste cose possano non accadere più in futuro.

In manette sono dunque finiti quattro uomini, che quella notte aprirono il fuoco in piazza, senza colpire un obiettivo preciso, ma solo per seminare il terrore e, così facendo, affermare il proprio predominio su quei territori. Una pratica frequente in quei luoghi, ma che miete – sempre e troppo spesso – vittime innocenti.

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