Milano, omicidio-suicidio: padre uccide figlio poi si suicida

Un filippino di 43 anni ha colpito il ragazzo che proteggeva la madre ferita e la sorella 20enne. L'uomo nel 2005 era finito in carcere per omicidio: era uscito otto mesi fa, dopo essere stato in prova ai servizi sociali

Milano, omicidio-suicidio: padre uccide figlio poi si suicida

Omicidio-suicido a Milano: un filippino, che era da poco in libertà dopo aver scontato una condanna per omicidio, ha ucciso il figlio di 16 anni e poi si è suicidato. Rowell Alvarez, 43 anni, era stato affidato ai servizi sociali ed era stato rimesso in libertà perché ritenuto non più pericoloso. Invece non è stato così, e la tragedia conferma che l’uomo non era affatto guarito.

Dalle ricostruzioni della vicenda è emerso che, mentre l’uomo era in casa nell’appartamento di largo Caccia Dominioni, a sud di Milano, sembra abbia aggredito la moglie con un coltello e l’abbia colpita più volte. La vicenda è avvenuta al mattino presto, le urla della donna hanno svegliato i figli: quando sono intervenuti i ragazzi, Billy e Jeane, l’uomo ha aggredito anche loro, e li accoltellati entrambi. La ragazza, di 20 anni, è stata presa all’addome ed ha subito un delicato intervento chirurgico alla clinica “Humanitas” di Rozzano e per fortuna non è in pericolo di vita.

E’ stato invece il fratello ad avere la peggio: il ragazzo, infatti, è stato aggredito ferocemente alla gola e il colpo è stato fatale. Quando sono arrivati i Carabinieri il ragazzo era ai piedi del letto nella stanza dei genitori, morto, e accanto a lui il cadavere del padre che subito dopo si era suicidato. A chiamare la Polizia è stata la moglie dell’omicida, Jesusa Caronel, che adesso è ricoverata al “Fatebenefratelli”, ma non versa in gravi condizioni. 

Sono ancora da chiarire i motivi che hanno scatenato la furia dell’uomo, e sembra, da come ha detto la moglie, che il marito ultimamente era depresso. L’uomo era stato in carcere e poi in affidamento ai servizi sociali perché il 6 gennaio 2005 aveva ucciso un marocchino in viale Stelvio, ma adesso era tornato in libertà. Gli amici non possono fare a meno di ricordare Billy, e dicono che avrebbe voluto fare lo chef, infatti aveva iniziato anche lo stage in un albergo. L’amico fraterno, Iden, lo ricorda con rammarico, e non riesce ancora a credere che possa essere accaduta una tragedia simile. I sogni di un ragazzo infranti dalla follia di un padre che forse doveva ancora stare sotto controllo medico.

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