Milano, i rom devono risarcire il Comune

Sentenza storica che condanna due rom di origine romena e bosniaca a risarcire il Comune: hanno bruciato i rifiuti, dopo averli accatastati in discariche abusive.

Milano, i rom devono risarcire il Comune

Due rom sono stati condannati per i reati commessi in due campi rom non autorizzati sull’area di via San Dionigi – parco sud di Milano – dal 2008 fino allo sgombero avvenuto nell’agosto del 2014.

Otto mesi di reclusione, e il risarcimento di 300 mila euro al comune di Milano per contravvenzioni ambientali, discarica abusiva, scarichi di acque reflue senza autorizzazione, e deturpazione di bellezze naturali.

Dopo oltre10 anni di degrado e abbandono, l’area di via San Dionigi Porto di Mare era stata sgomberata per essere riqualificata e restituita alla città: complessivamente, erano state rilevate 19 violazioni per deposito incontrollato di rifiuti urbani e speciali pericolosi, 9 per smaltimento di rifiuti tramite combustione, 1 per scarichi abusivi di acque continuati nel tempo, 2 per trasporto illecito di rifiuti, 14 per incendio, 14 per molestie olfattive, 14 per distruzione o deturpamento di bellezze naturali, 1 per confisca a seguito di trasporto illecito di rifiuti pericolosi.

I capi rom hanno smaltito abusivamente i rifiuti, con roghi o scaricandoli nel vicino lago: il comune di Milano, nel processo, si è costituito parte civile. Nel caso di Palazzo Marino, scrive il Tribunale, “la pluriennale accumulazione di rifiuti di diversa natura sia sull’area sia nella fonte sorgiva rende necessarie corpose ed economicamente rilevanti attività di rimozione dei materiali prodromiche alla bonifica e al ripristino dell’area”.

Il Tribunale, per definire i costi, ha rinviato ad una separata causa civile, riconoscendo al Comune una provvisionale di 294.000 euro, pari cioè alla somma che il Comune ha già speso per rimuovere e smaltire i rifiuti speciali pericolosi e i rifiuti ferrosi. Alla Città Metropolitana, i giudici acconsentono al danno non patrimoniale: per l’ambientale, l’unico legittimato è lo Stato.

Il primo campo abusivo era completamente chiuso e, per entrare, bisognava chiedere l’accesso ai rom: i rifiuti galleggiavano su l’acqua sorgiva del lago, mentre – in un’altra parte del terreno, quando i rifiuti erano eccessivi – veniva appiccato il fuoco che provocava esalazioni che raggiungevano i quartieri Milano, Omero, e anche Santa Giulia. I vigili del fuoco intervenivano per spegnere ma nel giro di pochi giorni, i residenti chiamavano di nuovo le pattuglie.

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