Milano, due ragazzi massacrati di botte: "Così ci ha ridotti il branco"

Due ragazzi, massacrati a calci e pugni, all’esterno di una discoteca. Il terzo riesce a mettersi in salvo. Un’aggressione dettata dall’omofobia? Vittime di una società che ancora una volta si è voltata dall’altra parte. "Nessuno ci ha aiutati".

Milano, due ragazzi massacrati di botte: "Così ci ha ridotti il branco"

È accaduto a Milano, due ragazzi sono stati aggrediti in una notte di un sabato qualunque. Accerchiati dal “branco” all’esterno di una discoteca milanese in zona Porto di Mare. Una storia triste quella di Michele e Marcello.

Coinvolti in un’aggressione di assoluta crudeltà: “Prima di cominciare a picchiarci ci hanno provocato”, – ha riferito l’amico rimasto incolume – ci hanno urlato “froci”. La tristezza di aver subito un sopruso senza un apparente motivo. Difatti, il “branco” – così come definito dai tre ragazzi – si è scagliato contro di loro mostrando la faccia di una società contorta, crudele e violenta.

Nell’aggressione Michele ha riportato la rottura del naso, Marcello ha riportato una frattura dell’osso frontale, sottoposto ad un intervento operatorio alla scatola cranica; il terzo ragazzo è riuscito a scampare alle violenze.

A scatenare l’ira del gruppo di assalitori una distrazione dovuta al contatto con uno di essi, un banale “spalla a spalla”. Il tutto è accaduto alle quattro del mattino, dopo aver trascorso una notte in discoteca, una semplice serata gay. I ragazzi avevano noleggiato un’auto per far ritorno a casa. “Aprivamo l’auto quando – spiega il terzo amico – hanno colpito uno dei miei amici con una bottigliata in faccia e l’altro con un pugno in pieno volto”.

Momenti terribili quelli descritti dal terzo amico, trovatosi inerme innanzi all’aggressione. Altro non ha potuto fare che mettersi in salvo nell’autovettura e lanciare l’allarme, descrivendo la totale indifferenza di chi c’era, di chi ha visto tutto con freddezza allucinante, persone rimaste impassibili sia durante l’aggressione sia dopo quando tutto era finito.

Vittime di una società che ancora una volta si è voltata dall’altra parte. Una ricostruzione amara quella fatta dell’amico delle due vittime. “Non ho potuto far altro – dichiara – che chiudermi in macchina e chiedere aiuto. Lì fuori c’erano almeno venti persone. Non si sono avvicinate a noi neanche quando gli aggressori erano già andati via”.

Forse, la natura della violenza subita dai ragazzi rappresenta una faccia dell’omofobia, che si è mostrata in tutta la sua ferocia. Spetta ai carabinieri stabilire le cause ed appurare i motivi che hanno generato l’aggressione. Al momento è aperta un’indagine per rapina.  

L’associazione Wequal ha fatto della storia di Michele e Marcello il simbolo della campagna “Omofobia Stop”.

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