Messina: incastrati piromani di Caronia, erano incendi dolosi

Piazzando delle videocamere, i carabinieri sono giunti alla soluzione del mistero di Caronia: erano i Pezzino, padre e figlio, ad appiccare gli incendi

Messina: incastrati piromani di Caronia, erano incendi dolosi

Le indagini condotte dai carabinieri di Messina hanno dato i loro frutti: sono stati arrestati, infatti, Giuseppe Pezzino, 26 anni, e il padre Antonio, 55, autori di diversi incendi a Caronia. Nonostante l’arresto, però, al momento è esclusa l’ipotesi che i due possano aver commesso lo stesso reato nel corso degli ultimi 10 anni. E’ dal 2004, infatti, che questo piccolo comune nel messinese è devastato da incendi: ai Pezzino, tuttavia, per ora sembrerebbe maggiormente valida l’ipotesi di ascrivergli soltanto gli incendi avvenuti nel 2014.

A dare una sterzata decisiva alle indagini, sono state le telecamere installate dai Carabinieri, che hanno così potuto seguire i movimenti dei due indagati, accertando così una serie di incendi il cui colpevole era sempre rimasto ignoto ai più. In una maniera o nell’altra, infatti, i due indagati erano sempre riusciti ad eludere le ricerche delle forze di polizia, raggiungendo, a tratti, anche sfumature grottesche. E’ il caso, ad esempio, dell’intervista di una giornalista locale, risalente al 7 ottobre, in cui il padre la distrae mentre il figlio dà fuoco ad alcuni vestiti nella loro cantina, per poi rientrare goffamente all’interno dell’inquadratura: nelle intenzioni dei Pezzino, questo avrebbe dovuto dimostrare che gli incendi erano appiccati da non meglio precisati episodi di autocombustione.

In realtà, gli episodi di incendi risalenti allo scorso anno che hanno colpito il comune messinese sono diversi, molti dei quali sono stati appunto immortalati dalle telecamere: in un video del 20 luglio, ad esempio, si vede il figlio appiccare un incendio alla mansarda della loro abitazione, appiccando il fuoco con carta e stracci; in un altro, risalente al 24 settembre, si vedono padre e figlio che danneggiano un mezzo dell’Unione dei Nebrodi, o ancora quello del giorno dopo, mentre Giuseppe Pezzino brucia un sacco di plastica contenente abiti, oltre ad un Alfa Romeo 147 di proprietà dei suoi cugini. I motivi degli incendi, al momento, sono ancora sconosciuti.

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