Andare dal proprio medico di base, si sa, non è sempre così semplice. I pazienti più fortunati possono prendere appuntamento: la disponibilità va dal lunedì al venerdì in determinate fasce orarie, talvolta la mattina, talvolta il pomeriggio. Gli altri, invece, devono armarsi di pazienza: prendere nota degli orari in cui c’è il medico, andare in ambulatorio un po’ in anticipo sull’apertura, per cercare di essere primi e non avere nessun altro davanti, e aspettare.
In ogni caso, il sabato e la domenica sono esclusi tra gli orari di visita: se si sta male nel fine settimana, il medico di medicina generale, quello che una volta si chiamava medico condotto, non c’è e, perciò, è necessario rivolgersi alla guardia medica, con la conseguenza che i più vanno a intasare il pronto soccorso.
La Regione Veneto ha deciso, quindi, di provare a cambiare sistema, per renderlo più fattile e meno problematico. Il governatore Luca Zaia l’ha annunciato ieri al ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, nel corso dell’incontro convocato nella capitale con i presidenti delle Regioni, per fare il punto su vari temi, dai vaccini ai costi standard.
Tra i vari argomenti trattati, si è anche parlato dei medici di base. Parla Luca Zaia a riguardo: «Una sanità che funzioni deve investire nelle cure primarie e nei medici di medicina generale. È fondamentale riconoscere il loro ruolo essenziale nella filiera della sanità. Ma i medici di base non possono essere irreperibili nei weekend o limitarsi a svolgere in ambulatorio soltanto un certo numero di ore la settimana. La copertura della medicina territoriale, in Veneto e come in Italia, dovrebbe essere capillare e costante. Per questo, abbiano intenzione di introdurre la figura del medico di medicina generale totalmente pubblico, creando quindi un sistema misto pubblico-privato».
L’idea che annuncia Zaia è quella di assumere una decina di medici di base, uno per Ulss, e tentare di rivoluzionare il sistema, a partire dalla disponibilità del medico anche nel fine settimana.