Mangiando cocco in spiaggia finanziate la Camorra. Ecco perché

L'urlo "Cocco bello!" è uno dei suoni più caratteristici delle estati balneari italiane, ma cosa si nasconde realmente dietro quello che sembra uno dei mestieri apparentemente più innocui del mondo?

Mangiando cocco in spiaggia finanziate la Camorra. Ecco perché

Il cocco è uno dei frutti dell’estate per eccellenza: il suo sapore fresco e leggero ed il suo latte rinfrescante lo rendono infatti un must per moltissimi italiani, tant’è che le spiagge del nostro Paese ogni anno in questo periodo vengono affollate da venditori muniti dell’immancabile cariola (o un carrettino per i più attrezzati), i quali tentano d’ingraziarsi il favore dei bagnanti con il caratteristico urlo: “Cocco bello, cocco buono!“.

Tuttavia quello che sembra uno dei mestieri più innocui del pianeta, potrebbe in realtà nascondere risvolti decisamente inquietanti. Da tempo infatti le autorità suggeriscono che, dietro ai venditori da spiaggia di cocco, potrebbero nascondersi i lunghissimi ed onnipresenti tentacoli della malavita organizzata.

Il cosiddetto “racket del cocco” è infatti un sistema straordinariamente redditizio, ed il quotidiano Il Messaggero ha messo a nudo ciò che si cela dietro al fenomeno dei venditori di cocco da spiaggia, rendendo noto che chi gestisce questa attività può riuscire a portarsi a casa, a fine stagione, cifre monstre che vanno in media dagli 800.000 al milione di euro.

Ma quali sono le regioni capaci di garantire introiti maggiori, e come viene gestita la vendita del cocco nelle spiagge italiane? Ovviamente la prima regola è non farsi trovare impreparati, tant’è che i preparativi iniziano già in primavera. E per i “poveri venditori” le cose non girano male come potrebbe sembrare, dal momento che possono vantare su vitto e alloggio spesati, e di norma incassano il 40% dei proventi delle vendite.

La zona più ambita è la Sardegna, ed in particolare il quadrante di Olbia sembrerebbe essere quello più redditizio d’Italia, e com’è facile immaginare i venditori di cocco devono sottostare a regole ben precise: nessuna risposta a domande riguardanti il loro mestiere, se non banalità circostanziali, e l’obbligo di segnalare eventuali concorrenti. E chi sgarra o non rende come dovrebbe ovviamente viene rispedito a casa, con viaggio di ritorno interamente a sue spese.

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