Lanciano: infermiera risarcita per aver perso lavoro a causa di un ritardo delle poste

L'infermiera doveva iniziare a lavorare come infermiera all'Asl di Fermo l'1 agosto 2000. Purtroppo il telegramma di assunzione non le era mai stato consegnato perché era illeggibile. La donna sarà risarcita con 127.312 euro

Lanciano: infermiera risarcita per aver perso lavoro a causa di un ritardo delle poste

La vicenda di questa infermiere sarebbe divertente se non si parlasse di un lavoro, oggi quasi impossibile da trovare, che non è mai arrivato a causa di un errore commesso dalle poste. La donna in questione infatti ha visto sfumato il sogno di una vita a causa di un disguido dei trasporti ad opera delle poste italiane, che le avrebbe permesso nel 2000, all’epoca 29enne, di avere una situazione lavorativa diversa da quella attuale.

La donna protagonista di questa assurda storia,  C. I., sarebbe venuta a conoscenza dell’impiego perduto soltanto 20 mesi dopo, il 5 gennaio 2002, giorno in cui l’Asl la informò che il telegramma di assunzione era stato spedito. Ma le Poste non avevano mai consegnato quel telegramma, lo avevano archiviato perché “illeggibile”.

Quindi nessuno suonò al campanello della donna per comunicarle quella che doveva essere una bellissima notizia e quando la donna venne a conoscenza di questa grave mancanza fatta dalle Poste Italiane denunciò la vicenda. La storia purtroppo non ha un lieto fine: il giudice del tribunale civile di Lanciano, Giovanni Nappi, che ha seguito la vicenda e ha tratto le dovute conclusioni, ha disposto un risarcimento nei confronti dell’infermiera è pari a 127.312 euro, che le poste italiane le dovranno rendere. Una cifra assai inferiore rispetto a quanto aveva richiesto l’avvocato della donna. Il legale dell’infermiera aveva infatti avanzato la richiesta di 400mila euro, cifra ritenuta adeguata per una persona che aveva rinunciato, non per sua volontà, ad un posto di lavoro ben retribuito come poteva essere quello che le era stato offerto e alle conseguenze invece che la donna aveva subito per non averlo mai ottenuto.

Il giudice intanto ha ritenuto opportuno assegnare quella somma, che riguarda per lui soltanto i danni patrimoniali e non certo quelli biologici e psichici. L’avvocato che ha curato la causa della donna, Rinaldo Berghella, che di danni ne chiese 400 mila euro, ha dovuto incassare questa vittoria che non era proprio quella che si aspettava. Una vicenda che ha davvero dell’incredibile.

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