La piccola Gaia, un anno e mezzo, non ce l’ha fatta

«Dormiva, sognava forse» il bacio della mamma, gli amichetti dell'asilo nido, il caldo dell'estate. Mamma Michela, disperata, continua a ripetere: «L’ho dimenticata, è colpa mia».

La piccola Gaia, un anno e mezzo, non ce l’ha fatta

«L’ho uccisa, l’ho dimenticata in auto, sono io la responsabile della morte di mia figlia». Una confessione piena d’angoscia quella di Michela Cervasio, 37enne, che martedì mattina ha dimenticato la figlia Gaia nella Focus con la quale ogni giorno l’accompagnava all’asilo. «Ero sicura di aver lasciato Gaia felice all’asilo, di averla salutata come sempre con un bacio — ricorda disperata la madre — e invece era sempre lì, nel seggiolino sul sedile posteriore, dormiva, sognava forse».

I genitori di Gaia, di un anno e mezzo e di un’altra bambina di sei anni, ogni mattina si svegliano presto: alle 3 e mezza sono già in piedi per aprire la pescheria dove lavora Stefano Onida, 46 anni, il padre. La giornata lavorativa prosegue dopo aver portato la più grande al campo estivo e la piccola all’asilo nido. Ogni giorno le stesse cose, non poteva dimenticarle. Ma forse proprio per questo si sono impresse nella sua mente come “cose già fatte”: l’apertura della pescheria, il parcheggio in piazza Garibaldi a Vada (Livorno) a pochi passi dalla pescheria, il centro estivo, l’asilo nido, il bacio prima di tornare al lavoro. Tutto stampato, impresso nella mente e nel cuore, tanto che sembrava reale.

E, invece, ora Michela è disperata, distrutta, perché martedì non è andata così, ha dimenticato un fotogramma: Gaia non è all’asilo, ma nell’automobile. Se ne accorge quattro ore dopo: la piccola sta malissimo, è svenuta e respira a fatica. L’abitacolo sembrava un forno quel giorno; la temperatura, infatti, superava i 30 gradi. Chiamato subito il 118, Gaia, viene trasportata all’ospedale di Cecina (LI), poi un elicottero la porta all’ospedale pediatrico Meyer dove ieri è morta. Diciotto ore di agonia, con qualche attimo di speranza nella notte, non sufficiente a strapparla dalla morte.

Secondo quanto riportato da “Il Corriere on line”, i medici hanno detto di aver fatto l’impossibile per tenerla in vita, i danni neurologici erano troppo gravi e aggiungono: «Aveva un battito cardiaco di 220 battiti al minuto e una temperatura di 42 gradi». I genitori hanno dato il consenso affinché gli organi di Gaia possano far vivere altri bambini. 

La madre disperata non si giustifica davanti ai carabinieri di Cecina: «L’ho dimenticata, è colpa mia». E anche se il suo non è un crimine, gli esperti parlano di «amnesia dissociativa», come successe tre anni fa a Piacenza, quando un padre dimenticò il figlio in automobile, Michela, sarà indagata per omicidio colposo. Le indagini sono condotte dal maggiore dei carabinieri Irene Micelotta e coordinate dal pm Massimo Mannucci.

Gli amici testimoniano: «Un lavoro durissimo soprattutto d’estate che Stefano e Michela facevano con passione senza trascurare la famiglia». Purtroppo dallo stress alla tragedia il passo è stato breve. L’idea di rendere obbligatori nelle auto dei sensori acustici per evitare che questi fatti accadano ancora pare essere una soluzione.

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