La GdF oscura 20 portali di file sharing pirata, e indaga 8 cybercriminali

La guardia di finanza ha comunicato di aver sgominato una banda di 8 cybercriminali dediti alla pirateria online: l'operazione, nota come cyberlocked, ha portato anche alla chiusura di 20 siti internet, ed al sequestro di numerosi supporti hardware e software.

La GdF oscura 20 portali di file sharing pirata, e indaga 8 cybercriminali

Chi segue le cronache tecnologiche avrà spesso sentito parlare di azioni di contrasto alla pirateria online condotte tramite l’oscuramento dei siti hacker coinvolti: la misura in questione, nella fattispecie, si rende necessaria quando i server e le apparecchiature degli hacker si trovano ospitati in nazioni piuttosto permissive in fatto di copyright. Per fortuna, non è il caso dell’ultima operazione della guardia di finanza italiana che, nelle scorse ore, ha chiuso ben 20 portali di download illegale, con tanto di sequestro di apparecchiature, oltre all’iscrizione nel registro degli indagati di 8 connazionali.

L’operazione in questione, condotta dallo staff della guardia di finanza, è rientrata sotto la dicitura “cyberlocked” ed ha riguardato la condivisione illegale, e non autorizzata, di contenuti digitali protetti dal diritto d’autore: in sostanza, le forze dell’ordine – attraverso un’attenta azione di monitoraggio della Rete – hanno individuato delle piattaforme, circa 20 (9 alloggiate negli USA, 1 in Finlandia, e 5 sia in Olanda che in Francia), nelle quali veniva distribuito del materiale warez, ovvero film, musica, ebook, e software, attraverso il caricamento su veri e propri depositi online (i servizi di cyberlocker, come il defunto Megaupload) che, dopo una breve pausa pubblicitaria, mostravano il link per il download del materiale protetto. 

A questo punto, risalendo agli indirizzi IP degli hoster (chi carica il materiale), si è potuta scovare una rete di 8 e persone che, in pratica, monopolizzava – secondo la guardia di finanza, almeno a livello nazionale – gran parte del mercato nero della pirateria digitale che, ogni anno, secondo stime recenti, danneggia il settore dell’editoria digitale per l’ammontare di 1.2 miliardi di euro (oltre a 6000 posti di lavoro persi).

In questo modo, sono stati sequestrati 12 PC, diversi supporti mnemonici (ovvero 30 hard disk colmi di materiale), e varie apparecchiature – sia hardware che software – deputate alla sprotezione dei contenuti: nello specifico, si sono rivenuti software di livello professionale capaci di eliminare la protezione DRM con la quale gli ebook sono venduti sugli store ufficiali, e di recodificare film e CD, opportunamente sbloccati, mantenendo la medesima qualità degli originali. Stesso discorso per i programmi commerciali, attivati e distribuiti come fossero free. Il tutto situato in diverse regioni italiane, tra cui Piemonte, Veneto, Sardegna, Abruzzi, Lazio, Campania, e Puglia. 

Gli indagati, come detto 8 (di cui uno residente, però, in Belgio), rischiano pene per un massimo di 3 anni di detenzione, con l’imputazione di aver violato alcuni articoli (171bis e 171ter) della norma (la legge 633 del 1941) che sanziona “l’abusiva riproduzione e cessione con fini di lucro dei prodotti tutelati dal diritto d’autore“. 

 

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