La "Consultoria transfemminista queer" ha occupato a Bologna

La "Consultoria transfemminista queer Bologna", ieri, ha occupato uno spazio di proprietà pubblica in via Menarini, per l'apertura di uno sportello ove l'identificazione egonica sancita dagli stereotipi comunitari sia assente.

La "Consultoria transfemminista queer" ha occupato a Bologna

La “Consultoria transfemminista queer Bologna”, nata ai tempi dell’occupazione dell’ex convento di Santa Marta ed appoggiatasi per diverso tempo al centro sociale Lgbt “Atlantide”, ha occupato uno spazio di proprietà pubblica in via Menarini, all’angolo con via Azzogardino, vicino al MamBo.

L’edificio è un ex archivio del tribunale – di 500 mq – in disuso da anni: messo all’asta numerose volte, e mai aggiudicato, si avvia verso una vendita diretta.

L’azione è stata compiuta da settanta persone, intenzionate ad aprire uno sportello per favorire lo scambio di informazioni, ed esperienze, sulla violenza maschile, sulle malattie professionali, sul mondo del precariato, sulle malattie sessualmente trasmissibili.

Al centro del loro interesse, vi sono numerose tematiche: la negazione del concetto di maternità obbligatoria promulgata dai medici obiettori di coscienza che ostacolano il diritto sancito dell’aborto, e l’assunzione della pillola del giorno dopo, la lotta al fianco dei lavoratori del sistema sanitario pubblico intenzionati a trasformarlo in un apparato efficiente ed egualitario, la lotta per il reddito di autodeterminazione.

Uno spazio per rivendicare il diritto alla trasformazione personale e politica, alla legittimazione dell’orientamento sessuale, esaltando – nel senso più profondo – il piacere come diritto scevro dall’essere al servizio del maschio, l’affermazione del genere percepito come idoneo a prescindere dal sesso anatomico.

La “consultoria transfemminista queer” è un’infrastruttura creata per uno sciopero permanente dai generi, un luogo autonomo e autogestito che renda visibile il rifiuto dei ruoli naturalizzati, ove è egemone il soggetto maschile rispetto al femminile complementare: un posto privo dell’identificazione egonica sancita dagli stereotipi comunitari.

Lo sportello intende incanalare emozioni, e discussioni, su sesso, salute, relazioni, educazione alle differenze, eliminazione delle gerarchie. L’occupazione è la loro forma di sciopero inerente all’8 marzo, promulgata da ”Non una di meno”: enunciano che vi è l’impossibilità di attuare uno sciopero nelle forme tradizionali, in quanto i diritti e tutele del lavoro sono stati disintegrati. 

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