Ebola: due medici lombardi in quarantena

Un chirurgo e un'ostetrica di nazionalità italiana sono attualmente in condizione di isolamento per sospetto contagio del virus ebola. I due sono stati recentemente rimpatriati dalla Sierra Leone, Paese in cui lavoravano da mesi per un progetto sanitario

Ebola: due medici lombardi in quarantena

Il famoso quotidiano “Il Corriere Della Sera” ha pubblicato un articolo in cui riporta che due medici di nazionalità italiana sono attualmente isolati nelle proprie case in condizione di quarantena, poiché sospettati di aver contratto il virus ebola in Africa. Le due persone in questione sarebbero l’uno un chirurgo sessantenne e l’altra un’ostetrica trentenne. Entrambi erano da giugno impegnati in un progetto chiamato Cuamm Medici con l’Africa”, con base in Sierra Leone, Paese gravemente colpito dall’epidemia di febbre emorragica. Dopo 130 giorni impegnati a curare i bambini di questa zona estremamente povera dell’Africa, hanno dovuto far ritorno in Italia. La cosa però non ha dipeso dalla loro volontà; medico e ostetrica sarebbero infatti voluti rimanere, ma qualcosa è andato storto. 

Un autista di ambulanza che lavorava per il progetto “Cuamm” presentava i sintomi dell’ebola, ma ha commesso la leggerezza di abbandonare la condizione di isolamento prima che uscisse l’esito ufficiale degli esami. L’autista, apparentemente sano, stava in realtà incubando il virus. L’untore sarebbe quindi entrato in contatto con altri assistenti sanitari innescando così il rischio di contagio. A quanto pare in molti sarebbero stati con la persona in questione e non si poteva certo escludere che qualcuno di loro potesse essere passato in reparto maternità, dove appunto lavoravano i medici italiani. Da qui, la decisione di procedere col rimpatrioI due medici sarebbero stati quindi evacuati dalla zona e successivamente imbarcati in un volo per Malpensa. Ad aspettarli all’aeroporto milanese gli assistenti sanitari del presidio aeroportuale, con tanto di mascherine e attrezzatura “anti ebola”. Essendo stati esposti in modo diretto al rischio contagio, il protocollo precauzionale prevede 21 giorni di isolamento, giusto il tempo di incubazione del virus. Dal momento della quarantena, i due medici sarebbero tenuti sotto controllo tramite telefono; l’Asl infatti li chiamerebbe circa tre volte al giorno in modo da avere così aggiornamenti riguardo la loro salute. I pazienti dovranno quindi rimanere completamente isolati nelle proprie case fino a inizio novembre, quando finalmente potranno riabbracciare parenti e amici. 

Per il momento l’ostetrica e il chirurgo starebbero bene e nessun sintomo finora è imputabile al virus. In ogni caso, gli errori del personale sanitario del progetto hanno esposto questi nostri connazionali a rischi molto alti e, si sa, prevenire è comunque meglio che curare. 

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