Crolla la barchessa di Villa Friedenberg

La barchessa di Villa Friedenberg è crollata: le sue condizioni erano pessime da diversi anni, i numerosi appelli dei residenti non sono serviti, ed un pezzo di storia è definitivamente scomparso.

Crolla la barchessa di Villa Friedenberg

La barchessa di Villa Friedenberg a Chirignago, Mestre, fortemente danneggiata, il tetto sfondato da tempo, è crollata definitivamente. Versava in condizioni drammatiche da 4/5 anni. Non si può certamente imputare alle condizioni metereologiche la causa del cedimento: la struttura portante versava in condizioni pessime, nessun intervento è stato attuato per arginarne il decadimento. Alcuni residenti stavano per lanciare una raccolta firme per il suo recupero.

La villa si scorge percorrendo via Asseggiano, dalla Gazzera verso la chiesa di Santa Maria del Suffragio. Risalente al XVIII secolo, nel 1808 divenne proprietà di Pietro Prezzato, ceduta ad un generale del Regio Esercito italiano, Giulai, nel 1877, per passare infine alla famiglia di ebrei Friedenberg, di origine ungherese-transilvanica. Denominata Villa Emma, dal nome della Sig.ra Emma Ravà, moglie del proprietario, il Commendatore Vittorio Friedenberg, importante commerciante di cereali, e sindaco di Chirignago dal 1902 al 1907 e, poi, ancora, dal 1914 al 1920.

La proprietà include la barchessa, il granaio, e la ghiacciaia sotterranea, un tunnel atto a collocare il ghiaccio raccolto d’inverno, creando una cella frigorifera per la conservazione dei cibi. Il parco-giardino dicono fosse incantevole, ricco di esemplari arborei secolari, di essenze pregiate, dall’allestimento scenografico tipicamente ottocentesco, romantico, con sentieri, marmi, reperti romani, labirinti, fontane, vasi, grotte, tempietti, laghetti e collinette. I Friedenberg furono i primi ad asfaltare un tratto di strada dinnanzi alla villa, per evitare le fastidiose nuvole di polvere al passaggio delle automobili. Tutto il complesso versa in uno stato di abbandono indecoroso.

Una stanza nella villa Friedenberg racconta una storia di dolore ricordata da pochi superstiti. Dal 1943 in poi, il complesso è stato un centro di smistamento per gli ebrei che, successivamente, venivano mandati nei campi di concentramento. I tedeschi portavano gli ebrei in via Asseggiano, con un carretto trainato da cavalli, li conducevano immediatamente nel bosco attiguo alla villa per i loro bisogni, perché nella stanza dove li avrebbero segregati non erano presenti i servizi igienici. La stanza, ubicata vicino al porticato, arrivava a contenere fino a 50 persone alla volta.

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