Catania: scandalo esami comprati alla facoltà di Medicina

Condannati al carcere due dipendenti della facoltà di Medicina che sono stati sospesi. Il Rettore dell'Ateneo dichiara: "Gravi reati commessi ma grande lavoro di controllo da parte del sistema giustizia"

Catania: scandalo esami comprati alla facoltà di Medicina

Sentenza di condanna emessa dal Gup Alessandro Ricciardolo per due dipendenti della facoltà di medicina dell’Università di Catania. 5 anni inflitti a Giuseppe Sessa, che svolgeva mansioni di autista per l’università e quasi sette anni per Giovanbattista Caruso, segretario dell’ateneo.

Il giudice inoltre ha vietato a vita ogni coinvolgimento dei due a qualsiasi attività di pubblico ufficio, emettendo un ordine con cui dichiarava concluso qualsiasi rapporto degli ex dipendenti con la facoltà di medicina. I due uomini sono stati condannati per i reati di falso ideologico, corruzione e associazione a delinquere, mentre sono stati prosciolti dall’accusa di abuso di sistema informatico per finalità non attinenti ai loro compiti. Gli studenti che avevano “comprato” gli esami, per la loro collaborazione con gli inquirenti, si sono visti patteggiare la pena, in seguito poi sospesa.

L’inchiesta sulla presunta compravendita di esami è scattata l’anno scorso, quando il Rettore dichiarò con un provvedimento non valida una laurea con il massimo dei voti e lode di uno studente originario di Siracusa. E’ stato lo lo stesso Rettore Pignataro, denunciando l’accaduto alla Procura, a far partire le indagini che hanno permesso alla guardia di finanza del comando di Catania di svelare un sistema di “vendita di esami”, architettato dai due ex dipendenti, Caruso e Sessa.

I falsi esami venivano venduti alla cifra di 250 euro ognuno e successivamente registrati nell’archivio informatico universitario, con una procedura che avrebbe consentito allo studente “furbetto”, di poter diventare dottore in medicina. Una lettera anonima spedita da alcuni studenti della facoltà al Rettore, però, fece partire una serie di controlli amministrativi all’interno del sistema informatico, che ne portarono alla luce i famigerati “abusi”. Cosi’ avvertita la Procura delle irregolarità, la laurea è stata dichiarata nulla.

Successivamente, alcune indagini delle fiamme gialle hanno evidenziato anche che un collega del “mancato dottore” aveva beneficiato di questo sistema per comprare una materia. Due mesi più tardi la vicenda dell’annullamento della laurea, la Procura di Catania emise una ordinanza nei confronti dei due dipendenti che furono costretti agli arresti domiciliari.

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