Bullismo: foto shock su Facebook, i colpevoli non sono imputabili

Ennesima vittima del bullismo, il padre decide di pubblicare la foto su Facebook. Identificati i colpevoli che però non possono essere imputati per il reato commesso.

Bullismo: foto shock su Facebook, i colpevoli non sono imputabili

Un giorno come tanti, un venerdì pomeriggio in una Napoli che aspetta il week end per godersi un po’ di tranquillità. Anche Fabio, il ragazzino di 13 anni protagonista di questa triste storia, probabilmente stava organizzando il suo fine settimana passeggiando per le vie di Mugnano insieme ad un suo amico, quando vengono accerchiati da 5 ragazzni tra i 12 e i 13 anni.

Cominciano a schernire pesantemente Fabio, mentre lui ed il suo amico cercano di evitare lo scontro chiedendo di essere lasciati in pace. Ma il branco non li ascolta e comincia ad accanirsi su Fabio con calci e pugni, pensando di non arrecare segni visibili. Così non è stato ed i segni dell’aggressione sono ben visibili e profondi, come quelli che rimaranno per molto tempo nella sua anima. L’amico assiste alla scena senza poter fare nulla ma, dal lato psicologico, subendo anche lui questa violenza.

Una volta giunti a casa e raccontanto tutto al padre, questi non ci pensa su nemmeno un istante e si reca, insieme al figlio, dai Carabinieri per denunciare il fatto. Non contento di questa tempestiva reazione, pubblica anche la foto del viso di suo figlio tumefatto sui social, denunciando ad alta voce quello che era successo. Prega tutti di condividere il più possibile la foto “perché quello che oggi è successo a mio figlio non deve e non dovrà accadere a nessuno. E mi raccomando, denunciate perché gli autori di tali soprusi non devono passarla liscia”.

In molti lo hanno ascoltato e la foto è diventata presto virale, portando con sé molti messaggi di solidarietà. L’unica voce fuori dal coro è quella della presidente della Società Europea di Psichiatria, che “sconsiglia di esporre così il 13enne vittima di bulli”, divulgando il suo volto ferito sui social.

Il caso è già risolto, il branco è stato identificato, ma grazie alla loro tenera età non potranno essere puniti, in quanto la legge italiana funziona così: sotto i 14 anni non si è punibili e non sono presi in considerazione neppure i servizi socialmente utili.

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