Baby sitter gratis ai migranti, pagate con i soldi degli italiani

Il consigliere della Regione Emilia-Romagna, Galeazzo Bignami, ha denunciato, con un video condiviso in rete, il bando pubblico che richiede baby sitter laureate - pagate con soldi pubblici - per i minori dei migranti che seguono corsi d'italiano.

Baby sitter gratis ai migranti, pagate con i soldi degli italiani

E’ stato un consigliere regionale dell’Emilia-Romagna, Galeazzo Bignami (nella foto), a scoprire per caso l’esistenza di un bando pubblico che cerca baby sitter a cui affidare i figli dei migranti. I fatti sono stati ampiamente documentati e commentati dal politico in un video, che ha subito condiviso in rete.

Nel bando a cui si riferisce Galeazzo Bignami si parla di baby sitter, pagate con soldi pubblici, che devono possedere un titolo di studi pari alla laurea, a cui devono essere affidati i bambini minorenni degli extracomunitari che vanno a scuola per imparare la nostra lingua.

Un servizio agevolato, anzi potremmo dire completamente gratuito per favorire l’integrazione. Un’iniziativa che se da un lato aderisce perfettamente ai disegni e ai progetti per rendere più efficace l’integrazione dei migranti, dall’altra acuisce il mal contento generale, specialmente di quella parte di cittadini italiani che pur di studiare o lavorare devono lasciare i propri figli a del personale qualificato, pagandolo spesso con quasi tutto – o in parte – lo stipendio mensile che si riceve.

Il bando, che da molti è stato definito scandaloso, è frutto di un accordo tra Unione Europea, Regione Emilia-Romagna e Ministero dell’Interno. I tre enti hanno stabilito – si legge – di pagare le baby sitter con una tariffa oraria di 18, 50 euro. Nel bando non si fa alcuna differenza tra i migranti che hanno ottenuto asilo politico, da quelli che sono giunti in Italia clandestinamente.

Olre a questa spesa, si aggiunge anche quella relativa agli insegnanti che gestiscono i corsi di italiano ai migranti, che vengono pagati 45 euro l’ora. Dunque a conti fatti si spendono 63,50 euro all’ora per far si che i profughi o clandestini in Italia studino la nostra lingua, per poi quasi sicuramente neanche rimanere sul suolo italiano.

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