Assessore all’Agricoltura della Calabria arrestato per mafia

L'assessore all'Agricoltura Trematerra è accusato di aver agevolato la cosca Lanzino di Cosenza. Nella vicenda, coinvolti anche l'ex sindaco del comune e un ex consigliere del Comune di Acri

Assessore all’Agricoltura della Calabria arrestato per mafia

Indagato l’assessore all’Agricoltura della Regione Calabria, Michele Trematerra: l’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa, emersa dalle indagini dopo un’inchiesta avviata dalla Dda di Catanzaro. Tra gli indagati, che sono ben quindici, figurano anche l’ex sindaco e un ex consigliere del Comune di Acri. L’ipotesi del magistrato è che i suddetti abbiano agevolato la cosca Lanzino di Cosenza nella sua espansione nel territorio di Acri, capeggiata da Giuseppe Perri.

Dalle indagini sono emerse presunte irregolarità nell’affidamento di appalti pubblici, in cui sono coinvolti molti esponenti della scorsa amministrazione del Comune di Acri, che aveva a capo il sindaco Luigi Maiorano, anche lui invischiato nel caso. Gli appalti erano rivolti ad attività con cui aveva a che fare l’assessorato regionale all’Agricoltura, e tra questi erano compresi lo spalamento della neve, lo disboscamento ad ampio raggio e la vendita del legno, attività che gestiva l’assessore addetto. Anche l’ex consigliere comunale Angelo Gencarelli è tra gli indagati, anche lui facente parte dell’amministrazione Trematerra.

L’accusa sostiene che le persona indagate avrebbero convinto gli enti pubblici a fare “affidamento su figure istituzionali come l’assessore Trematerra e l’ex sindaco Luigi Maiorano”. La Regione e il Comune avrebbero acconsentito la guida di esponenti mafiosi, che avrebbero a loro volta esteso i loro poteri nell’ambito territoriale, guidando anche la coca verso i proprio affari. La giunta della precedente amministrazione è chiamata a rispondere delle accuse rivolte dal magistrato. Le imputazioni sono pesanti, e sarà difficile per i funzionari dimostrare di essere estranei alla vicenda.

L’inchiesta è stata seguita con una ricostruzione accurata dei passaggi degli appalti, e tutto porta alla collaborazione degli ex dipendenti al concorso mafioso, concorso che avrebbe quindi agevolato l’ascesa al potere della cosca Lanzino di Cosenza. I mafiosi, forti del potere esercitato dalle cariche pubbliche, imponevano la gestione degli appalti pubblici destinati spesso a opere apparentemente di rilievo. Le indagini proseguono e si prevedono ulteriori sviluppi sulle informazioni fornite dagli investigatori, che porteranno probabilmente alla scoperta di ulteriori irregolarità durante l’amministrazione dell’ex sindaco Luigi Maiorano. In attesa di saperne di più, i quindici indagati saranno interrogati dalla magistratura, che provvederà a mettere agli atti le loro deposizioni, cercando di accertare le colpe di ognuno.

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