"Room": l’amore tra madre e figlio, al cinema dal 3 marzo 2016

Recensione del film "Room" di Lenny Abrahamson, candidato agli Oscar 2016 per la categoria miglior film. Adattamento cinematografico del romanzo Stanza, letto, armadio, specchio (Room); il film è stato sceneggiato e prodotto dall'autrice Emma Donoghue.

"Room": l’amore tra madre e figlio, al cinema dal 3 marzo 2016

Jack è un bambino che ha appena compiuto i cinque anni. Non ha mai visto il mondo esterno e tantomeno conosce una realtà che vada oltre le mure della stanza in cui è cresciuto con la madre, Joy. Crede che fuori la finestra sul soffitto ci sia solo lo spazio. Tutto ciò che vede del mondo vero attraverso la televisione, lo percepisce come pure finzione, pura magia. Nonostante quella scatola “magica” rappresenti l’unico contatto per lui con l’esterno.

I primi venti minuti non capiamo cosa stia succedendo, né perché i due protagonisti siano costretti ad una routine noiosa e angusta. Jack comincia ad annoiarsi, ma allo stesso tempo si meraviglia di vedere per la prima volta sostanze pure, reali. Da un misero topolino al suo primo giocattolo.

La vita di Joy e Jack è nelle mani di “Vecchio Nick”, il quale rapì anni fa Joy e la rinchiuse in un capanno, di cui solo lui conosce il codice per aprire la porta d’ingresso. Joy, conscia del fatto che Jack è ormai cresciuto, cerca di fargli capire cosa lo aspetta fuori. Un mondo nuovo, da cui ammirare il cielo in totale libertà, totalmente differente da quel mondo immaginario in cui è cresciuto. Insieme, elaborano quindi uno stratagemma che possa permettere a Jack di fuggire e chiamare aiuto.

Il risultato più convincente della pellicola è quel senso di intimità che si viene a creare nel rapporto madre-figlio. Non meno importante il senso di claustrofobia, che eccezionalmente si percepisce fino alla fine. Un senso di claustrofobia che permane poiché anche quande riescono a fuggire, la realtà che hanno vissuto nella stanza continua a perseguitarli. Joy deve fare i conti con i media, con un crollo emotivo dovuto al fatto di non vivere più in uno spazio solitario che condivideva solo con Jack.

Se all’inizio il mondo nuovo incuteva timore nel piccolo Jack, pian piano i suoi occhi si apriranno e impareranno a riconoscerne i confini sterminati. Jack è malleabile. Il cielo, le persone, gli animali e persino delle misere scale sono delle assolute novità per lui e si insediano in lui con una dolce prepotenza.

Room è un film unico nel suo genere. Forte delle sue quattro candidature agli Oscar (miglior film, miglior regia, migliore sceneggiatura non originale e miglior attrice non protagonista), la pellicola può dare molto filo da torcere ai colossi in competizione diretti da Spielber e co. Stupende le interpretazioni di Brie Larson(Joy) e di Jacob Tremblay, piccolo e coraggioso Jack. Un’opera drammatica che non cade mai nel banale o nell’esagerazione, e che tende ad indagare sulle ferite lasciate dal trauma più che sulla tragedia in sé.

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