"Inferno", Ron Howard firma un film riuscito a metà

Tratto dall'omonimo romanzo di successo di Dan Brown, Ron Howard, dopo essersi cimentato nelle trasposizioni de "Il Codice da Vinci" e "Angeli e Demoni", ritorna a raccontare le avventure del professor Langdon con il terzo capitolo: "Inferno". Ecco com'è il film.

"Inferno", Ron Howard firma un film riuscito a metà

Il best-seller di Dan Brown, nella sua versione cinematografica, compie un passo falso. Non che sia un brutto film, sia chiaro. La regia di Howard e il montaggio rivelano tutta l’abilità degna dei migliori professionisti del settore, così come le interpretazioni degli attori. Tecnicamente non si trova nulla che faccia storcere il naso. Flashback ben inseriti nella sceneggiatura solida di David Koepp, e un’ottima colonna sonora di accompagnamento nelle scene più esaltanti.

Si parte subito con un inseguimento nella bellissima Firenze, che culmina con il suicidio del visionario Zobrist. Robert Langdon, interpretato dall’instancabile Tom Hanks, si risveglia in ospedale, con una ferita alla testa causatogli da un proiettile che lo ha colpito di striscio. Non ricorda assolutamente nulla, non riesce a ricordare neanche la parola caffé. Proprio in ospedale fa la conoscenza di Sienna, interpretata da una convincente Felicity Jones, che si rivela un’esperta in simbologia. I due saranno costretti a fuggire dalla clinica in seguito all’irruzione di una sicaria in veste di carabiniere ed è così che il viaggio di Langdon comincia; volto a svelare nel corso del film una serie di enigmi riguardo la posizione di un’arma batteriologica costruita dallo stesso Zobrist, capace di sterminare milioni di persone. E la chiave per risolvere gli enigmi risiede proprio negli indizi incentrati sulla prima cantica di Dante Alighieri, di cui Langdon fortunatamente ha conservato memoria delle sue conoscenze in merito.

Ci saranno delle organizzazioni che, ognuna per ragioni differenti, tenteranno di recuperare o rapire il professore smemorato, suscitando molta curiosità nello spettatore(sempre che non abbia già letto il libro) riguardo chi sia il buono o il cattivo. Irrfan Khan fa la sua parte egregiamente, ma Omar Sy risulta trasparente rispetto al resto del cast.

La sfrenata caccia all’arma chimica condurrà Langdon e lo spettatore in un viaggio da Firenze a Venezia e infine a Istanbul. I colpi di scena, grazie alla natura dei personaggi, non mancano e comunque sono capaci di mantenere alte le aspettative fino alla fine. Fine che, appunto, lascia l’amaro in bocca proprio perché a livello emotivo “Inferno” non lascia il segno e probabilmente una volta usciti dalla sala l’avrete già gettato nel dimenticatoio.

Ron Howard tuttavia sforna un’opera che intrattiene e risulta molto piacevole da guardare, anche per merito del fascino storico delle locations e per il carisma di Langdon. Se siete lettori dei romanzi di Dan Brown potreste rimanerne delusi, poiché in fin dei conti il film perde il suo valore effettivo man mano che ci si avvicina alla fine, smorzando i ritmi. Il tutto si riduce a qualcosa di scontato e che ricade un po’ nel banale nelle scene decisive.

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