Hacksaw Ridge: ecco perché sarà protagonista nella notte degli Oscar

Mel Gibson porta sul grande schermo una storia viva ed appassionante che ci trasporta negli orrori della guerra, frapponendosi con destrezza tra due contendenti che da sempre segnano e scrivono la storia dell'uomo: la guerra e la fede.

Hacksaw Ridge: ecco perché sarà protagonista nella notte degli Oscar

La storia vera di Desmond Doss è una delle tante che risalta il valore di certi uomini che, pur essendo ostinati ed orgogliosi, non rinunciano mai ai propri principi e che ci insegna che chiunque creda fermamente nei propri ideali possa riverlarsi come un eroe per chi gli sta accanto.

In un certo senso la storia di D. Doss segue questa falsariga, narrando di un uomo che si arruolò nell’esercito all’età di 23 anni non per mietere vittime, ma per salvarle in qualità di medico e obiettore di coscienza, opponendosi fino alla fine all’uso di qualunque tipo di arma. 

Decisamente questa è l’annata di Andrew Garfield che, dopo l’interpretazione intensa in Silence, risulta a tratti piacevolmente impacciato, ma determinato nelle fasi di maggiore partecipazione emotiva. Una maturità che si può dire abbia ormai raggiunto nella sua carriera anche grazie al contributo professionale delle solide regie di Scorsese e Gibson.

Hugo Weaving è più che convincente nelle parti del padre del protagonista, turbato psicologicamente dagli incubi vissuti direttamente sul campo di battaglia. Forse troppo poco spazio viene invece concesso a Teresa Palmer, che è perfetta nel ruolo dell’amata Dorothy e avrebbe meritato di essere approfondita di più. Sam Worthington fa discretamente la sua parte nei panni del capitano Glover. 

Hacksaw Ridge entra comunque di diritto tra i migliori film di guerra che si siano visti negli ultimi anni, eguagliando per intensità delle scene lo sbarco in Normandia in “Salvate il soldato Ryan” e avvalendosi di un montaggio, curato da John Gilbert, eccezionale ed efficace. Schizzante da una parte all’altra come un proiettile impazzito, ma che sa dove andare a colpire. Un caleidoscopio di immagini crude, sanguinose e straordinariamente realistiche. 

Tanti e apprezzati alcuni spezzoni durante la fase di addestramento che ricordano molto quelli visti nel capolavoro di Kubrick: Full Metal Jacket. Vince Vaughn interpreta magistralmente il ruolo del sergente che dà il benvenuto ai nuovi arrivati con una valanga di insulti e soprannomi umilianti; seguendo l’esempio del sergente istruttore Hartman.

Il lungo prologo iniziale è più che essenziale, poiché volto a illustrare e motivare con saggezza narrativa il motivo di tanta ostinazione da parte del protagonista che, catapultato di prepotenza in uno scenario ostile, saprà servire il proprio paese sfruttando le sue qualità. Da quel momento il film si pone in un continuo crescendo di tensione e violenza, concentrandosi sul tentativo di conquista delle truppe americane della scarpata di Maeda, nell’isola giapponese di Okinawa. Una roccaforte che sembra essere inespugnabile. 

Hacksaw Ridge può essere considerato attualmente come un perfetto punto di incontro tra Full Metal Jacket e Silence, poiché in qualche modo fede, Giappone e Andrew Garfield si incontrano e si scontrano ancora una volta; ma in un contesto del tutto differente e stimolante. Una tremenda lotta spirituale volta a rifiutare a qualsiasi costo la violenza in favore delle proprie convinzioni morali.

Un tocco di classe la scena finale in cui, stanco e ferito, il protagonista viene trasportato su una barella per via di una fune e, solo quando si trova sospeso in aria, può sentirsi finalmente libero di esalare respiri liberatori, stanchi e profondi; ma pieni di soddisfazione poiché egli non ha perso mai la speranza nonostante tutti gli avessero puntato il dito contro fin dall’inizio.

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