Muriel, il goal di testa rievoca l’eterno paragone: Ronaldo è solo una chimera?

Grazie alla rete segnata contro la Fiorentina, l'attaccante colombiano ha raggiunto il 4° centro in campionato in 12 presenze. Ma la particolare fattura di quel goal - eccezionalmente arrivato con un gran colpo di testa - ha rinfocolato il paragone con Ronnie.

Muriel, il goal di testa rievoca l’eterno paragone: Ronaldo è solo una chimera?

Muriel come Ronaldo, il paragone si rinnova. L’attaccante colombiano ha sfoderato una prestazione di alto livello nel match di ieri al Franchi contro la Fiorentina – l’ennesima in questo campionato – andando a segno con un gran colpo di testa dopo aver rubato il tempo ad un titano del gioco aereo come Gonzalo Rodriguez. Si è trattato di un evento con tutte le stigmate dell’eccezionalità, dal momento che prima di quel goal, Luis Muriel aveva gonfiato la rete di testa solamente altre due volte nell’arco di tutta la sua carriera.

Un’idiosincrasia per la “cabeza” da potersi leggere anche (se non soprattutto) in chiave metaforica, dal momento che il talento di Santo Tomas si è saputo guadagnare negli anni la fama di “eterno incompiuto” proprio a causa di atteggiamenti e comportamenti tutt’altro che professionali. Eppure il futuro per lui sembrava radioso: sin dai suoi primi passi a Lecce era chiaro che quel ragazzino avesse qualcosa in più rispetto a tutti gli altri.

Nel 2012 arrivò per la prima volta il paragone più scomodo per un attaccante, quello con il miglior numero 9 di ogni epoca (Di Stefano permettendo): Ronaldo Luís Nazário de Lima, meglio noto come “Ronaldo“; in arte “O Fenomeno“. Un epiteto che non necessita di traduzioni. Le movenze in campo erano terribilmente simili a quelle della leggenda brasiliana, e sul ragazzo si erano accesi i riflettori dei club più importanti d’Europa.

Ciò che successe poi è ben noto: ad Udine Muriel non seppe trovare la giusta continuità, un po’ per colpa sua ed un po’ per un ambiente diventato oramai saturo di aspettative puntualmente disattese. Muriel come Ronaldo, Luis come Luis, era diventato un tormentone fiaccante per tutti: società, ambiente e giocatore.

Eppure in quelle (poche) giornate in cui il 9 si trovava in giornata di grazia, per via di chissà quale misteriosa congiunzione astrale verrebbe da dire, le sue gesta lasciavano sottintendere una classe ed un talento dalle potenzialità immense. Ma fino all’inizio di questa stagione erano rimasti in pochi a crederci davvero, tant’è che persino nella Samp l’ipotesi di una cessione estiva stava diventando ben più che una possibilità.

Poi, all’improvviso, qualcosa nella mente di Muriel è scattato: “Mi sono stancato di sentire ‘sei forte ma…’, quest’anno vedrete un nuovo Muriel“. Una promessa già sentita troppe volte, sostenevano gli scettici, per poter avere anche solo lontanamente la parvenza di una qualche credibilità. Gli unici a sperare erano rimasti il presidente Ferrero, qualche fan (più del giocatore che della Doria) e soprattutto Giampaolo, che di lasciar scivolare alla deriva un talento così cristallino non ne ha mai voluto sapere.

Questa volta però alle aspettative sono seguiti i fatti: quattro goal in dodici presenze di campionato (tra i quali una meraviglia “alla Totti” sfoderata proprio all’Olimpico contro la Roma, valsa a Luis i complimenti del Pupone in persona), tre assist e, soprattutto, una quantità letteralmente industriale di giocate finalmente utili alla causa del collettivo.

Numeri e prestazioni che hanno riacceso sul colombiano i riflettori dei grandi club, anche se Ferrero è già stato perentorio a riguardo: “Muriel non si vende“. Ed il dualismo a distanza con Ronaldo? Proprio ieri il goal che ha sancito la restituzione di un patrimonio come il colombiano al calcio che conta, ha ricordato molto da vicino il grande ritorno dell’ex interista dal secondo infortunio: Ronaldo tornò al goal proprio con un’incornata, e Moratti se lo coccolò gongolando così ai microfoni: “Ora mi segna anche di testa“.

Certo, nonostante tutte le coincidenze (che ad onor del vero iniziano ad essere parecchie, compresa la sconfortante tendenza di entrambi ad ingrassare ed un sostanzioso peso-forma di 82 chili) O Fenomeno rappresenta forse per l’attaccante sampdoriano solamente un idolo d’infanzia, un archetipo di riferimento destinato a non essere mai raggiunto per definizione; ma forse in fondo è meglio così.

Perché l’unica corsa da dover vincere per Luis Muriel è sempre stata solo quella contro sé stesso, contro i propri demoni, contro tutto ciò che gli impediva di reincarnarsi in quel meraviglioso cigno che la Natura ha sempre voluto che fosse.

All’alba dei 25 anni scoccati, il ragazzino venuto da Santo Tomas sembra essere diventato finalmente grande, ed ora può davvero prepararsi a diventare un Campione con la “C” maiuscola. In fondo ci avevano sempre creduto tutti, a turno, fuorché l’unica persona che non avrebbe mai dovuto dubitarne. E che adesso sembra essersi decisa a fare sul serio. E allora bentornato, Luis. Ma questa volta, per favore: rimani.

Continua a leggere su Fidelity News