Mangiare pane alle alghe e peperoncino fa bene al fegato

Uno studio ha dimostrato che mangiare pane alle alghe, peperoncino e cardo mariano aiuta a prevenire le malattie epatiche. La ricerca è stata presentata all’International Liver Congress in corso a Vienna

Mangiare pane alle alghe e peperoncino fa bene al fegato

Avere un fegato in salute è senza dubbio un desiderio comune che però deve rispettare un certo tipo di alimentazione per tramutarsi in realtà. Vi sono però alcuni alimenti che, se consumati spesso, assicurano un fegato perfettamente funzionante, come ad esempio il pane arricchito con alghe, peperoncino e una buona dose di estratto di cardo mariano. Sembra uno scherzo ma in realtà non è così, ed è proprio vero che consumare questi alimenti può prevenire molte malattie epatiche causate da cattive abitudini alimentari.

Uno studio presentato di recente a Vienna, all’International Liver Congress 2015, ha accertato che proprio pane e alghe sono ottimi coadiuvanti per assorbire meno grassi. Il fastidioso disturbo della steatosi epatica, associato comunemente a diabete e obesità, in alcuni casi può compromettere la funzione del fegato, e il consumo di alimenti sbagliati e alcol peggiora lo stato di salute dell’organo. Dallo studio presentato al congresso dagli scienziati della University of Bristol (Inghilterra) è emerso che  il consumo di pane con alginato riduce drasticamente l’assorbimento dei grassi e inoltre migliora i sintomi di chi soffre del disturbo di steatosi epatica.

Pare, infatti, che la riduzione di grasso assorbito sia ben del 31%, grazie all’efficacia delle alghe. Lo studio ha anche evidenziato gli effetti benefici della capseicina nella riduzione dei danni al fegato, molecola presente nella maggior parte delle piante del genere Capsicum e in particolare nel peperoncino. Infine, tra le novità in tema di alimentazione che possono prevenire i danni epatici, c’è la bontà di alcune molecole presenti nell’estratto di cardo mariano. Lo studio ha infatti dimostrato come la silimarina contenuta nella pianta, dopo 48 settimane di trattamento, sia in grado di migliorare lo stato della malattia con risultati sorprendenti. 

Secondo i ricercatori della Univeristy of Malaya di Kuala Lumpur (Malesia), il merito della silimarina è da attribuirsi alle capacità antiossidanti e anti-infiammatorie della molecola. Sicuramente anche questa è una notizia positiva che si aggiunge a quella di un altro studio che riconosce la vitamina E come ottimo alleato per contrastare i danni della steatoepatite non alcolica. Lo studio ha comunque dimostrato come molte patologie siano originate dalle cattive abitudini alimentari, e cambiare alimentazione è un ottimo metodo per contrastarle.

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