L’Annunciazione di El Greco esposta a Roma presso i Musei Capitolini

L'Annunciazione di El Greco verrà esposta ai Musei Capitolini nelle sale terrene del Palazzo dei Conservatori dal 24 gennaio al 17 aprile nell'ambito di un progetto di scambio con il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.

L’Annunciazione di El Greco esposta a Roma presso i Musei Capitolini

El Greco abbandonò la Grecia a 26 anni diretto in Italia dove soggiornò dieci anni (1567-1577), vivendo a Roma all’incirca tra il 1570 ed il 1576. Nei musei italiani esistono comunque poche opere dell’artista.

La Sovrintendenza Capitolina, nell’ambito del progetto di scambio con il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, ha deciso di esporre a Roma l’opera del grande artista cretese per consegnare all’italiani la possibilità di ammirare una delle sue opere della maturità: L’Annunciazione.

El Greco era un artista alla ricerca di nuovi mezzi di espressione, intrepido, rifiutò i principi classici per esaltare il colore rispetto all’immagine. L’antinaturalismo intriso di manierismo di El Greco sfocia in un turbamento spirituale che ipnotizza l’osservatore. Sino alla soglia dei quarant’anni il suo lavoro fu strettamente ancorato, dapprima, alla tradizione delle icone cretesi nell’ambito della sua formazione e poi, nel decennio trascorso tra Venezia e Roma (1567-1577), alla  scuola italiana, venendo influenzato soprattutto da Tiziano, Tintoretto, Jacopo Bassano, Parmigianino e Michelangelo.

Il trasferimento in Spagna (prima a Madrid e poco dopo, definitivamente, a Toledo) consegnò la definitiva evoluzione personalistica della sua pittura: le esperienze pittoriche acquisite vennero trasfigurate e reinterpretate all’interno di un linguaggio affrancato da qualsiasi stringente termine di paragone.

Nelle opere della sua maturità, come l’Annunciazione, l’anatomia umana viene sempre più stravolta. L’Annunciazione, dipinta a Toledo fra il 1596 e il 1600, era destinata ad essere un opera di grandi dimensioni per la pala dell’altare maggiore del Colegio de Nuestra Señora de la Encarnación di Madrid. Il Retablo, dedicato alla Redenzione, era stato commissionato da Doña Maria de Aragon, fondatrice del collegio.

Il Retablo, composto da sei dipinti, era stato realizzato su due livelli: in basso, l’Annunciazione era affiancata dall’Adorazione dei pastori e dal Battesimo di Cristo, mentre in alto si trovavano la Crocifissione, la Resurrezione e la Pentecoste e – forse – un settimo dipinto, più piccolo, a chiudere. L’opera venne smembrata all’inizio dell’Ottocento e cinque dei grandi dipinti furono accolti al Prado mentre il sesto fu trasferito al Museo Nacional de Rumania di Bucarest.

L’Annunciazione è una delle vette più intense del suo stile maturo, ove le forme allungate si delineano in una sorta di parossismo, nell’emamcipazione priva di naturalismo del colore tremendamente freddo, drammatico.

Chi era El Greco

El Greco si chiamava Domínikos Theotokópoulos, nato a Creta nel 1541. Si formò presso i pittori del luogo natio nell’alveo della tradizione bizantina e principiò dipingendo icone di santi su fondo d’oro. L’isola era troppo restrittiva per la sua indole e Domínikos si trasferì a Venezia dove potè frequentare artisti del calibro di Tiziano, Tintoretto, Veronese, Sansovino e i due Bassano.

Da Venezia si recò a Roma all’età di trent’anni. Una lettera di presentazione di Giulio Clovio, umanista e pittore di miniature, lo introdusse nelle grazie della famiglia Farnese. A Roma trascorse 5 anni non riuscendo mai ad imporsi nell’ambito artistico italiano. Verso il 1576 lasciò l’Italia per sempre e si fermò a Toledo, capitale della Castiglia, dove rimase fino alla morte.

La città, amalgama di tre culture (spagnola, araba ed ebraica), si rivelò congeniale per El Greco che raggiunge altissimi livelli di spiritualità. La riflessione sui temi religiosi venne accentuata dall’uso di figure allungate e dalla deformazione dei parametri naturalistici in favore di una concettualità quasi astratta: non a caso la “riscoperta” del pittore alla fine dell’Ottocento è una delle premesse delle moderne avanguardie artistiche.

A Toledo le rappresentazioni sacre dei suoi quadri entusiasmavano i religiosi spagnoli. Prese ad esigere compensi sempre più alti divenendo il pittore più remunerato dell’intera Castiglia. L’artista amava il lusso: viveva in un appartamento di 24 stanze con parco e vista sul fiume. Ospitava, sovente, l’élite culturale di Toledo.

A partire dal 1608 fu costretto a ridimensionare il suo tenore di vita, non riuscendo a pagare l’affitto, persa la capacità di lavorare. Decise di giacere per sempre in un letto. Visse ancora qualche anno, perfettamente lucido mentalmente. Morì il 7 aprile del 1614, un magnifico funerale celebrò la sua grandezza e fu sepolto nella chiesa di Santo Domingo el Antiguo: la chiesa – circa cento anni fa – è stata demolita, la tomba di El Greco e di tutta la sua famiglia è andata perduta.

Informazioni utili per le visite

  • Indirizzo: Musei Capitolini, Piano terra – Palazzo dei Conservatori
  • Durata: 24 gennaio – 17 aprile 2017
  • Orari: Tutti i giorni 9.30-19.30
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