La Biennale di Venezia: Google la rende virtuale

L'accordo tra la Biennale d'Arte di Venezia e il Google Cultural Institute permetterà di esaminare i padiglioni della mostra online oltre a dare la possibilità di visualizzare le opere d'arte esposte per vere e proprie visite virtuali

La Biennale di Venezia: Google la rende virtuale

C’è ancora un mese di tempo per visitare la Biennale d’Arte di Venezia, ma per chi non ne ha il tempo, o non ha semplicemente la possibilità di recarsi di persona ai Giardini e all’Arsenale, la Google Cultural Istitute attraverso un’accordo con la Biennale D’arte ha creato un link g.co/biennalearte2015 (che presto si sperà sarà attivo), consultabile per una vera e propria visita online dell’esposizione.

L’utente troverà i collegamenti per esplorare le collezioni di tutti gli 80 Paesi presenti alla Biennale, i 136 artisti  e le oltre 4 mila opere e immagini. Inoltre si potranno visualizzare le intere aree espositive, sia interne che esterne grazie alle immagini in Streetview realizzate dallo staff di Google.

Un quesito a questo punto sorge spontaneo: ma la possibilità di trovare tutto in rete non farà diminuire le presenze effettive alla mostra reale? Il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini non sembra preoccupato anzi ha dichiarato: “Fa venire una gran voglia di andarci.Io penso siano occasioni che stimolano la voglia di partire, perché l’arte si apprezza vedendola dal vivo”.

Per di più da segnalare l’esistenza di una app, scaricabile online, che consente un tour virtuale con la mascherina Google Cardboard. In ogni caso Paola Baratta, presidente della Biennale, tende a precisare che “Non è un accordo tra diavolo e acqua santa, non vendo la Biennale: è il modo per cavalcare l’innovazione tecnologica senza averne paura”.

Ha colto la situazione anche per precisare uno degli aspetti più positivi di questa collaborazione, ovvero la creazione di un’archiviazione in toto della Biennale di Venezia online; in poche parole è stato possibile realizzare la conservazione di un evento/patrimoni artistico mediante le nuove piattaforme tecnologiche e tutto questo non deve lasciarci indifferenti.

Da non dimenticare le dichiarazioni di Amit Sood, direttore del Google Cultural Institute e fondatore del Google Art Project in cui sono definiti gli obiettivi fondamentali di queste nuove collaborazioni tra Google e il mondo dell’arte, ovvero la necessità e la volontà di diffondere la cultura e l’arte in senso globale interessandosi non solo alle opere e ai monumenti più famosi e conosciuti, ma riscoprendo “le gemme nascoste” e renderle popolari.

L’arte diviene così più democratica e più accessibile a tutti; un pensiero forse un tempo utopico ma che ora con questi primi passi si fa realtà.

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