La dieta vegetariana è nemica dell’ambiente

Un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori statunitensi ha dimostrato che anche una dieta vegetariana, sebbene più salutare per l’uomo, può essere dannosa per l’ecosistema, in alcuni casi più della carne.

La dieta vegetariana è nemica dell’ambiente

Si riaccende la “guerra” tra vegetariani e consumatori di carne. Dopo la bufera che circa un mese fa ha coinvolto le carni rosse e lavorate, ora una nuova polemica vede protagonista la dieta vegetariana.

Gli esperti da sempre consigliano di mangiare verdure il più possibile e ricordano che una dieta vegetariana, basata perlopiù su frutta, verdura e pesce, è preferibile ad una carnivora perché più salutare per l’uomo.

Tuttavia un recente studio, condotto dai ricercatori della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania, e pubblicato sulla rivista “Environment Systems and Decisions”, ha dimostrato che non sempre ciò che fa bene alla salute fa bene anche all’ambiente terrestre. Infatti, stando alle ricerche condotte, mangiare ortaggi come lattuga, zucchine, pomodori, cetrioli e melanzane è tre volte più dannoso per l’ecosistema che mangiare bacon. Questo si potrebbe spiegare col fatto che la produzione di questi ortaggi richiede, a parità di calorie, l’utilizzo di una maggior quantità di acqua ed energia rispetto a quella utilizzata per produrre ad esempio della carne di maiale o di pollo, con conseguente aumento delle emissioni di gas serra.

I ricercatori hanno inoltre immaginato 3 scenari possibili:

– Una dieta ad apporto calorico ridotto, comprendente diverse tipologie di cibi;

– Una dieta in cui consumiamo più frutta, verdura, legumi, cereali integrali e pesce, riducendo a zero il consumo di carne e derivati, latte e derivati, minimizzando quello delle uova senza ridurre l’apporto calorico pro-capite;

– Una dieta in cui riduciamo l’apporto calorico pro-capite ma usiamo anche i cibi non assunti nel secondo scenario.

Dall’analisi di ciascuna di queste diete rispetto al consumo di energia, acque e produzioni di gas serra in rapporto alle calorie, è emerso che solo al verificarsi del primo scenario si registrerebbe una riduzione dell’impatto ambientale. I ricercatori hanno inoltre affermato che, tenendo conto in termini di acqua, energia ed emissioni, delle fasi di produzione, trasporto, vendita, conservazione, il maggior consumo di frutta, verdura, latticini e pesce comporterebbe un aumento dei consumi di energia del 38%, delle risorse idriche del 10% e della produzione di emissioni del 6%.

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