Greenpeace, microplastiche e microsfere nei piatti degli italiani

Greenpeace, ha consegnato nuovi dati allarmanti, stilati in un rapporto dai laboratori di ricerca, sulla presenza di microplastiche e microsfere nell’oceano, “dal mare in tavola”. Inquinamento marino e danni alla salute.

Greenpeace, microplastiche e microsfere nei piatti degli italiani

Il nuovo rapporto dei laboratori di ricerca di Greenpeace, La plastica nel piatto, dal pesce ai frutti di mare”, mette in luce una nuova emergenza sulle microplastiche e microsfere che giungono sulle tavole di tutte il mondo. Greenpeace, afferma, che nell’oceano ogni anno sono presenti più di otto milioni tonnellate di plastica, sotto forma di microsfere, utilizzate nei prodotti per l’igiene personale, o rifiuti da imballaggio, fibre di tessuto, che si trasformano in microplastica.  Alle tonnellate di rifiuti si dovrebbero aggiunge anche quelle delle spiagge e dei fondali marini, segni della continua inciviltà che ci avvolge.

Microsfere e microplastica fonti d’inquinamento:

Le microsfere, presenti nei prodotti per la cura della pelle e dentifrici, provocano gravi danni all’ambiente; i sistemi di depurazione delle acque, infatti, non riescono a fermarle e le scaricano in miliardi corsi d’acqua, provocando l’inquinamento dei fiumi, degli oceani e mettendo a rischio la vita degli ecosistemi naturali, dai pesci ai crostacei e molluschi: così le microsfere finiscono per essere presenti nei piatti di tutto il mondo.

Le microplastiche riguardano la plastica d’imballaggio, la parte biodegradabile della stessa, presente negli ambienti marini. La plastica viene sbriciolata dalle onde e dalle correnti riducendola in microplastica. Purtroppo questo inquinamento è legato alla degradabilità della plastica che, essendo un processo molto lungo, fanno si che le quantità di microplastica rappresentano la seconda fonte d’inquinamento marino.

Conseguenze per la salute:

Uno studio fatto dall’Università australiana Rmit (Royal Melbourne Institute of Technology) ha evidenziato come le microsfere estratte da comuni prodotti specifici per la pelle vengano assorbiti dai pesci. Inserendo delle microsfere nelle vasche dove erano presenti dei pesci, il risultato ottenuto è stato inquietante: lo studio ha evidenziato che il 12,5% del Pbde (sostanze chimiche di produzione industriale) è stato assorbito dai tessuti dei pesci. Il Pbde provoca danni alla salute, nei bambini ritardo mentale, mentre alle donne può causare gravi danni alle ovaie.

La domanda è legittima: se una dieta sana ed equilibrata predilige il consumo di pesci rispetto alla carne, quali sono i danni per la salute?  Al momento nessuna risposta certa, purtroppo, la comunità  scientifica non ha ancora compiuto studi approfonditi studi.

Provvedimenti importanti:

Greenpeace invita il Governo Italiano, a prendere seri e opportuni provvedimenti circa la produzione di microsfere di plastica presenti nel Paese. L’associazione Marevivo ha già presentato una proposta di legge. Non ci resta che aspettare, con la speranza che tutti i Paesi del mondo adottino provvedimenti reali ed efficaci, che le aziende prendano coscienza del problema e adottino misure esemplari per arginare la contaminazione degli ecosistemi marini

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