Ecco i primi provvedimenti di Trump in materia di ambiente

Tra i vari punti interrogativi sorti a seguito dell’elezione di Donald Trump, il tema ambientale non è certo tra i meno trascurabili. Non a caso nei primi giorni del suo mandato, il tycoon ha già preso una serie di provvedimenti discutibili. Vediamo quali.

Ecco i primi provvedimenti di Trump in materia di ambiente

L’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti ha sollevato non poche preoccupazioni e proteste. In molti lo ritengono un pericoloso maschilista, un razzista, uno spregiudicato che non si fermerebbe davanti a niente e nessuno. Nel mirino sono così finiti diversi slogan della sua campagna elettorale, tra cui anche quelli in campo ambientale.

Il fulcro della politica ambientale del neo-eletto presidente statunitense è molto semplice. Secondo il magnate, “il concetto di riscaldamento globale è stato creato dalla Cina per rendere meno competitiva l’industria statunitense”. In altre parole è un’invenzione, una propaganda, un problema che non esiste. E a pensarla come lui non troviamo solo chi alimenta le teorie del complotto del riscaldamento globale, ma anche i più grandi industriali. Per questi ultimi vale la seguente equazione matematica: lotta all’inquinamento uguale riduzione dei profitti.

Con questo tipo di teoria non è difficile immaginare quale atteggiamento possa avere la nuova amministrazione repubblicana in tema di ambiente. Ma quali sono stati i primi provvedimenti intrapresi da quello che è diventato l’uomo più potente del mondo?

In primo luogo, alle varie agenzie governative nazionali è stata proibita qualsiasi comunicazione pubblica. Questa forma di censura – che si spera abbia natura temporanea – ha colpito anche l’EPA, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente. L’ente non potrà più esercitare attività di comunicazione pubblica attraverso i social network e i propri siti istituzionali.

Come se non bastasse, fino a nuovo ordine non potrà attivare nemmeno nuovi contratti o finanziamenti. Assistiamo quindi ad un vero e proprio stand-by dell’attività: l’aggiornamento dei siti è fermo allo scorso 19 gennaio. E il dubbio sorge, soprattutto se si considera la recente attività dell’EPA: negli ultimi anni l’agenzia molto ha investito in termini di studi su quello che è il cambiamento climatico.

Ma non c’è solo questo. Gli ultimi 30 regolamenti ambientali approvati dall’ex presidente Barack Obama sono stati bloccati. I provvedimenti avevano lo scopo di ridurre l’utilizzo di determinate sostanze chimiche all’interno di alcuni processi industriali, implementavano norme più stringenti in merito alle emissioni inquinanti, e per ultimo introducevano nuovi standard in fatto di energie rinnovabili.

Anche dal sito ufficiale della Casa Bianca è sparito il riferimento al cambiamento climatico. Ora è invece possibile leggere quanto segue: “il Presidente Trump è impegnato a eliminare politiche inutili e dannose come il Climate Action Plan”. Come dire che le politiche del presidente uscente erano inutili e dannose.

Alla luce di queste premesse, non si può certo dire che Donald Trump non sia coerente. Il suo programma ambientale delineato durante l’ultima campagna elettorale sta sempre più prendendo forma. Non resta quindi che attendere il massiccio ritorno all’utilizzo dei combustibili fossili. E dovremo aspettarci anche un certo Scott Pruitt a capo dell’EPA. Uno che per in fatto di ambiente ha le idee chiare. Per lui “l’impatto dell’attività umana sul cambiamento climatico è tutto da vedere”.

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